E’ questa la proposta di Assinform che anticipa i dati di mercato sul 2010. Persiste il trend negativo per il settore ICT in calo stimato del 3% anche quest’anno.
L’anno che l’informatica italiana si è lasciato alle spalle è stato sicuramente il più difficile della sua storia. Anche se la recessione è stata globale portando, per la prima volta, in negativo il tasso di crescita mondiale del mercato ICT (-1,5% nel 2009), l’Italia ne ha subito le conseguenze ancora più pesantemente. Il calo del comparto ICT è stato maggiore di quello della media dei paesi europei: – 4,2% contro il -2,4% dell’Europa.
A dare questi numeri è stata Assinform che stamani ha anticipato i dati salienti del Rapporto Assinform 2010, provando anche a fare qualche previsione sull’andamento dell’Ict nei prossimi mesi.
Il quadro generale purtroppo non è molto cambiato dall’annus horribilis dell’informatica: ci sono stati segnali di ripresa nel secondo semestre del 2009, ma troppo deboli per invertire un trend che vede il nostro paese ripiegato su stesso, con investimenti sempre più scarsi in information technology da parte delle imprese. La frenata sull’innovazione è stata pesante per tutti: le grandi imprese hanno diminuito gli investimenti in Ict del 10,3%, le medie e le piccole a dell’8% e del 7%. Il tessuto industriale italiano, fatto dalle mille piccole e micro imprese, rappresenta solo il 18% della spesa totale in informatica. Per il 2010 le stime di Assinform parlano di un trend ancora negativo per l’intero settore ICT -3%, se pur con qualche punto di rialzo. “E’ il peso dell’ICT sull’economia italiana in generale che sta diminuendo, specie nel confronto con l’andamento del Pil nazionale”, sostiene Giancarlo Capitani, amministratore delegato di NetConsulting.
Nel 2009 infatti l’informatica ha subito la peggior performance dal 1991 a oggi: -8,1% (18.686 milioni di euro) con un rallentamento che ha investito tutte le componenti del mercato: software e servizi (-5,6%), assistenza tecnica (-5%) ma soprattutto hardware: -14,8% .
Le imprese hanno rimandato gli investimenti e la sostituzione del parco macchine: e questo spiega un calo di quasi il 25% nella vendita in volumi sia di server che di stampanti. Anche la domanda di PC per la prima volta è stata quasi stazionaria dopo quasi trent’anni di crescita: + 0,5% con 7 milioni di PC venduti. E questo grazie ai notebook che ormai fanno il 70% delle vendite di PC in unità e in particolare ai netbook di cui nel 2009 ne sono stati venduti più di un milione e mezzo. Le famiglie hanno anche loro rallentato la spesa: + 5,7% contro +29,8% del 2008, ma comunque l’incidenza del segmento consumer sul mercato dei PC in Italia è ancora forte e supera il 30%.
Anche per le Tlc gli indicatori evidenziano un calo di mercato del 2,3%. La telefonia mobile, dopo quindici anni di crescita inarrestata, registra un -1,5%: calano dell’1% le linee mobili attive (91,3 milioni tra abbonati e prepagate)e le Sim mentre il numero utenti resta stabile a 46 milioni e mezzo. Da notare la crescita degli abbonati agli MVNO (gli operatori mobili virtuali): a fine 2009 venivano registrate 2 milioni e 400.000 Sim attive.
Nel complesso l’informatica e le Tlc restano per numero di addetti (383.000) il quarto settore industriale in Italia e quello con il più alto valore aggiunto nel capitale umano (l’incidenza dei laureati è del 30%, contro l’11% di un segmento quale l’auto).
E proprio per salvaguardare questo capitale umano dall’ulteriore perdita di posti di lavoro (nel 2010 Assinform stima un calo di altri 8.000 posti di lavoro a fronte dei 16.000 già persi nel 2009) l’associazione rilancia la rottamazione del software come arma per far ripartire il settore. Esiste nelle aziende una quantità di software applicativi obsoleti da sostituire con applicazioni evolute. Dare degli incentivi alle imprese per rottamare i software vecchi potrebbe aiutare anche a salvare i posti di lavoro in un settore, quale la produzione software, dove si concentra la maggior parte dell’occupazione qualificata. In attesa che il piano Industria 2015 si sblocchi, Assinform sta per concludere anche un accordo con un importante istituto finanziario per offrire finanziamenti alle aziende che investono in IT comprendendo dentro questi ultimi anche beni immateriali come software e servizi. E infine c’è il tema del downpricing delle tariffe professionali legate all’IT: un’anomalia tutta italiana che rischia però di generare un impoverimento professionale dell’informatica italiana.