Snobbate dai fotografi evoluti, trascurate da chi è all’acquisto della prima compatta, le superzoom sono invece l’ottimo compromesso tra versatilità e qualità .
Di Valerio Pardi
Versatilità , compattezza e qualità sono tre aspetti difficili da conciliare, anche per le possibilità offerte dalla fotografia digitale, che ci ha abituato a miniaturizzazioni al limite della fantascienza. Storicamente nel mondo consumer, accanto alle semplici compatte “punta-e-scatta”, c’è sempre stata una famiglia di modelli più evoluti. Stiamo parlando di quelle fotocamere dotate di zoom dall’escursione focale molto ampia (maggiore di 7X-8X) e dalle complete possibilità di intervento manuale sui parametri di ripresa e non limitate , come nelle “punta-e-scatta” alla sola scelta dell’attivazione o meno del flash, della selezione del bilanciamento del bianco ed eventualmente della sensibilità del sensore. Per realizzare una compatta evoluta era però necessario scendere a compromessi con le dimensioni e gli ingombri di queste fotocamere, vere e proprie bridge-camera tra le classiche compatte e le reflex digitali, erano decisamente imponenti.
L’introduzione di reflex sempre più abbordabili ed economiche ha poi decretato un netto ridimensionamento sul mercato delle brigde camera, proposte a prezzi simili alle reflex entry level, ma dalle prestazioni ben inferiori. L’interesse per le fotocamere superzoom non è però del tutto scomparso: al posto delle ingombranti bridge si è sviluppato un segmento molto interessante e a cui dedichiamo la comparativa di questo mese: le superzoom compatte.
Si tratta di fotocamere che riescono a conciliare la presenza di uno zoom dall’escursione focale molto ampia, anche 15X, con dimensioni della scocca pari a una normale fotocamera digitale compatta, abbandonando così la goffa e ingombrante forma delle bridge di generazione passata. Ciò ha permesso di rivitalizzare l’interesse verso le fotocamere dotate di ottica zoom dalla escursione focale importante, utili nelle più disparate occasioni, dalle vacanze, alle foto per lavoro o come semplice taccuino per gli appunti “visuali” da portare sempre con sé. La versatilità di questa classe di fotocamera è indubbia e il progresso tecnologico, come vedremo, ha permesso di conciliare le prestazioni con le dimensioni, ottenendo per la maggior parte delle fotocamera in prova compromessi accettabili anche per i fotografi più esigenti.
Occorre considerare sempre che si sta parlando di fotocamera compatte, in cui le dimensioni sono un aspetto rilevante nella scelta progettuale e quindi è inopportuno un eventuale confronto diretto con una reflex digitale, le cui dimensioni, peso e prezzo, ma anche le prestazioni, sono su livelli ben diversi. Il vantaggio di una compatta ultrazoom sta invece nel poter avere facilmente a portata di mano la soluzione più adatta per far fronte alla situazione fotografica che ci si trova di fronte. Sia che serva un’ottica grandangolare spinta, un tele da 400mm di focale o la possibilità di fare vere e proprie macrofotografie, questa categoria di compatte assolve perfettamente al compito, coadiuvata da tutta una serie di caratteristiche tecniche che ne agevolano l’utilizzo, anche nelle situazioni di ripresa più difficili.
Fotocamere superzoom, ma compatte
Due sono gli elementi chiave che accomunano tutte le fotocamere di questa comparativa: lo zoom (potente) e le dimensioni (compatte). I modelli provati infatti integrano tutti un’ottica zoom dal range di focali di almeno 7X e hanno una scocca di dimensioni contenute, molto simili alle “normali” compatte. Addio dunque alla classica impugnatura laterale, all’ottica ampiamente sporgente e agli eventuali mirini ottici e/o elettronici che caratterizzano le bridge camera digitali.
Tutte le principali aziende del mondo fotografico hanno almeno un modello (ma molto spesso si tratta di un’intera famiglia) che soddisfa questi parametri ed è stato interessante notare come proprio in queste fotocamere i diversi brand abbiano inserito le migliori tecnologie disponibili, sia a livello ottico che a livello di software per permettere di raggiungere risultati di qualità decisamente elevata. È sorprendente notare come, oggi, una compatta con zoom 10X possa misurare in spessore poco più di 2,5 centimetri, un vero record.
Se ci si accontenta di un’ottica “solamente” 7X, si può scendere a uno spessore di appena 2 centimetri. Dobbiamo in questo caso sottolineare l’opera di ingegnerizzazione dei sistemi telescopici a camme delle ottiche, che raggiungono livelli di eccellenza, riuscendo a compattare ottiche con escursione focale 15X e composte da un numero elevato di lenti in spazi ridottissimi, garantendo anche un livello qualitativo più che soddisfacente a tutte le focali.
Questo ha permesso di rendere davvero tascabili tutti i modelli in prova anche se con interessanti differenze: alcuni infatti offrono un design più lineare e senza sporgenze che le avvantaggiano, altre invece preferiscono un approccio più tradizionale con l’interfaccia e offrono così sulla scocca tutta una serie di comandi – selettori e interruttori – che penalizzano la “tascabilità ” ma che indubbiamente facilitano invece l’operatività della fotocamera sul campo.
La presenza di un’ottica tanto particolare ha però decretato la fine dei classici mirini ottici, soppiantati in tutte le fotocamere in prova da un ampio display Lcd, con dimensioni comprese tra i 2,7″ e i 3,5″. Si tratta di pannelli dotati di buona visibilità anche in condizioni di luce esterna elevata e, in alcuni casi, con una matrice ad alta densità che ne accresce sensibilmente la risoluzione. Infine, sempre nei display, segnaliamo che stentano a prendere piede le soluzioni touchscreen, presente solo su un modello di Samsung.
(Estratto dall’articolo pubblicato sul numero 231, in edicola dal 28 maggio)