“Siri, c’è molto traffico sulla strada per tornare a casa?”. L’assistente intelligente dell’iPhone risponde “Ecco le condizioni del traffico nei pressi di casa.” E poi apre l’App Mappe. In un primo momento il fascino della novità prevale, e Siri sembra utile e davvero intelligente. Ma presto ci si rende conto che, a parte un paio di semplici scorciatoie per aggiungere una nuova sveglia o chiamare un contatto, in realtà Siri è poco più di un semplice launcher di applicazioni. La domanda “c’è traffico” richiede una risposta: sì, oppure no. Ma lo stato attuale della tecnologia, specialmente di quella integrata in uno smartphone, è ancora molto lontana da poter offrire un simile livello di “intelligenza”, e quindi essere realmente utile.
Il problema non riguarda solo Siri o Cortana (che recentemente ha messo in imbarazzo il Ceo di Microsoft, Satya Nadella, durante una dimostrazione, rifiutandosi di comprendere le sue richieste): l’intera industria IT propone troppo spesso nuovi prodotti e servizi prima che lo sviluppo tecnologico possa garantirne l’efficacia.
Microsoft ha uno straordinario curriculum di innovazioni lanciate troppo in anticipo e poi portate al successo da altre aziende, ma il vero rischio è che un’implementazione immatura possa bruciare una tecnologia promettente. In altri casi, il problema non è tanto tecnologico quanto tecnico: Miracast, per esempio, promette di trasferire sullo schermo della Tv le immagini provenienti da un tablet o da un computer, come un cavo Hdmi virtuale. Ma la combinazione di variabili che determina la reale riuscita del collegamento è così imprevedibile da poter affermare che, in generale, Miracast non funziona: la probabilità che la connessione tra due oggetti teoricamente compatibili vada a buon fine al primo tentativo è scarsissima. Perfino una tecnologia banale e matura come il Wake on Lan è afflitta da una serie di distinguo di ordine tecnico che ne complicano il funzionamento. Chi lavora con i computer è ormai abituato (o rassegnato) ad affrontare questi problemi, ma oggi stiamo entrando nell’era dell’Internet delle cose: se le prime generazioni di prodotti non sapranno garantire affidabilità , sicurezza e interoperabilità si rischierà di perdere una grandissima occasione.
Dario Orlandi