Consumiamo troppo spazio cloud. Questa è la considerazione che ha fatto Microsoft rivedendo in modo unilaterale la quantità di spazio offerta su OneDrive a titolo gratuito e quella disponibile con l’abbonamento a Office 365. Il gigante di Redmond è l’unica azienda in controtendenza se paragonata a tutte le altre che offrono un servizio simile. Però, l’andamento dell’offerta di Microsoft è stata nel tempo abbastanza ondivaga. Sino ai primi mesi del 2014 chi accedeva gratuitamente al servizio aveva a disposizione 5 Gbyte gratuiti, che lievitavano a 1 Tbyte per chi aveva l’abbonamento a Office 365. A giugno dello stesso anno, scommettendo sulla qualità dei propri servizi cloud e cercando di sbaragliare la concorrenza la multinazionale ha alzato l’asticella: 15 Gbyte gratuiti per tutti a cui si potevano aggiungere altri 15 Gbyte attivando il caricamento automatico delle foto da smartphone e spazio cloud illimitato per tutte le licenze Office 365, dalla home alle business. “Oggi i limiti di archiviazione sono diventati un ricordo del passato con Office 365”, dichiarava Microsoft sul suo blog ufficiale annunciando la novità riservata a tutti gli utenti del programma.
Beh, devo dire che l’innovazione non è durata molto. A inizio novembre di quest’anno l’azienda ha “limato” l’offerta, tornando al Terabyte per gli utenti di Office 365 e riportando lo spazio fornito gratuitamente a soli 5 Gbyte, indipendentemente dall’eventuale caricamento delle foto da cellulare. Cosa è successo? Semplicemente che qualcuno ha abusato dello spazio fornito da Microsoft e tutti ne pagano le conseguenze. C’è stato chi ha pensato bene di caricare intere collezioni di film arrivando a superare in alcuni casi i 75 Tbyte di spazio. Diciamo subito che posso capire la strategia di riportare nei ranghi chi ha abusato del servizio, anche se era la stessa Microsoft a strombazzare ai quattro venti che “i limiti di archiviazione sono un ricordo del passato”.
Diciamocelo, un terabyte di spazio è più che sufficiente per tenere i documenti, gestire un gruppo di lavoro, archiviare le proprie foto e forse bastano anche per un backup del proprio Pc. Ma togliere unilateralmente i 15 o 30 Gbyte offerti gratuitamente mi sembra una mossa poco corretta. Dropbox, che di base ha sempre offerto molto meno (2 Gbyte), ha permesso con varie strategie di aumentare il proprio spazio gratuito (io per esempio sono arrivato a 14 Gbyte), ma non ha mai tolto ciò che aveva regalato. Va anche tenuto conto che questa strategia è in netta controtendenza con l’operazione che ha appena avviato Amazon, il maggior competitor di Microsoft per il cloud professionale. Amazon ha lanciato il servizio Cloud Drive, uno spazio di archiviazione illimitato per il backup delle proprie foto. Illimitato e gratuito per chi aderisce al servizio Amazon Prime. In realtà Amazon fornisce 5 Gbyte di spazio per documenti, video e altro, ai quali però si affianca lo spazio illimitato per archiviare le foto.
Devo dire che ho fatto una prova inviando al server parte del mio archivio fotografico (700 Gbyte di 1,2 Tbyte complessivi: sì, è vero devo cancellare un po’ di foto vecchie…) e sono rimasto stupito anche della velocità con cui sono riuscito a completare l’upload. Non è un caso se uno dei servizi più onerosi al mondo in termini di spazio e di banda (Netflix) si appoggi proprio ai server di Amazon per lo streaming dei contenuti. Per fortuna le cesoie di Microsoft non interverranno subito sul vostro spazio cloud. Se superate i nuovi limiti vi arriverà una mail e avrete a disposizione un anno per mettervi in regola.
Colgo l’occasione per augurare, anche a nome della redazione, Buon Natale a tutti i lettori della rivista.
UPDATE del 12 dicembre
È notizia di queste ore che Microsoft ha parzialmente ripensato alla propria strategia cloud. Attenzione, per i nuovi utenti non cambierà nulla ma chi ha già i 15 Gbyte di spazio cloud (a cui si aggiungono i 15 Gbyte di spazio per scaricare le foto dal cellulare e dal tablet) potrà mantenerlo e non lo vedrà ridotto a soli 5 Gbyte. Ma, ebbene sì c’è un ma, deve farne esplicita richiesta entro e non oltre il 31 gennaio 2016. Occorre, quindi sbrigarsi e fare subito domanda per mantenere il proprio spazio cloud. Per farlo subito clicca qui.
Giorgio Panzeri