Si torna a parlare di network neutrality, ovvero della possibilità di avere accesso a tutti i contenuti diffusi dalla rete, senza che i provider applichino discriminazioni in termini di traffico più o meno pregiato, favorendo o inibendo l’accesso a certi contenuti (come ad esempio era accaduto qualche mese a ComCast che aveva limitato l’accesso alle applicazioni p2p).
Questa volta la Federal Communications Commission, il massimo organismo americano che sovrintende il settore, ha deciso di intervenire trasformando in regolamento quelle che fino a ieri erano state semplici linee guida di comportamento per i provider.
Tali principi si possono riassumere nel fatto che i gestori di rete non possono ostacolare l’accesso a qualsiasi contenuto Internet, o applicazione o servizio l’utente voglia connettersi, nell’ambito naturalmente della legalità , né possono proibire agli utenti di collegare alla Rete altre periferiche, qualora non siano dannose alla rete stessa. Accanto a questi assiomi, la FCC ne ha introdotti altri due, annunciandoli ieri in un discorso tenuto al Brookings Institute di Washington.
Il primo vieta agli Isp qualsiasi discriminazione sul traffico di rete, in base ai contenuti o applicazioni, se non nei ragionevoli casi in cui i provider debbano intervenire sulla gestione della rete, il secondo invece mira ad assicurare una trasparenza verso i consumatori dal parte dei carrier nelle operazioni di gestione del traffico di rete.
Una maggiore trasparenza infatti, ritiene la FCC, non può che dare ai consumatori maggior fiducia verso i servizi per cui hanno pagato, più certezza alle imprese che fanno innovazione sul fatto che i loro servizi andranno a funzionare come si deve, e una maggior sicurezza anche alle autorità politiche sul fatto che Internet venga preservata come un ambito competitivo e aperto.
“Sono convinto, ha detto Julius Genachowski, chairman della FCC, che nel panorama delle telecomunicazioni, vi siano ben pochi obiettivi più importanti del preservare e mantenere una Internet aperta e nello stesso tempo sicura e robusta”.
Diversamente sembrano pensarla i grandi carrier americani, come At&T, Verizon Communications e ComCast che si sono fortemente opposti ai nuovi propositi regolamentari della FCC, considerandoli una limitazione alla loro attività di gestori di rete e anche alle politiche di pricing future basate sulle tecniche di network managementi.
E questo nonostante le rassicurazioni sul fatto che eventuali violazioni della network neutrality saranno vagliate caso per caso e che in caso di congestione del traffico di rete i provider avranno pieno poter di intervento sulla gestione del network.
Ma il punto più discusso è un altro ed è l’estensione della network neutrality anche alle reti wireless: “E’ essenziale che Internet resti aperta, indipendentemente dalla modalità a cui vi accedono gli utenti” ha detto la FCC “pertanto i principi i cui abbiamo parlato, si applicano a qualsiasi forma di accesso a Internet”.
E qui i provider proprio non ci sentono. Passi per i principi di network neutrality applicati alle reti Adsl e via cavo, ma il mercato consumer degli accessi wireless negli Stati Uniti, a differenza del nostro, è uno dei segmenti più competitivi per gli operatori e imporre le stesse regole di gestione delle reti che valgono sulle reti fisse vorrebbe dire soffocare il mercato, dicono i rappresentanti di At&T e Verizon. Mentre in una connessione Adsl su rete fissa il provider sa dove si trova l’utente e può gestire eventuali picchi del traffico, su una rete wireless il numero degli accessi utenti è variabile e quindi la gestione della rete più difficoltosa.
E poi lasciare Internet totalmente aperta vorrebbe dire dare pieno accesso anche sul fronte wireless ai vari servizi Voip come Skype e Google Voice che invece ancora oggi molti carrier continuano a bloccare.
In ballo poi ci sono i nuovi investimenti dei carrier statunitensi nelle reti 4G a cui sempre più utenti accederanno via wireless, col crescere del numero di dispositivi abilitati all’Internet.
E in buona sostanza le grandi telco non vogliono cedere il monopolio attuale “Se un consumatore può scegliere su un più vasto numero di servizi Internet, preservare l’Internet aperta non è poi un compito così difficile” ha commentato Vint Cerf, Chief Evangelist Officer di Google, ieri sul suo blog. “Sfortunatamente la maggior parte degli americani ha scarse possibilità di scelta nel numero dei provider e come risultato, le telco che dominano il mercato sono in una posizione talmente influente da poter decidere loro come gli utenti e i produttori di contenuti digitali, debbano utilizzare Internet”. Esattamente il contrario di quello che è lo spirito di Internet, aggiunge Vint Cerf, “nata come piattaforma aperta, in cui nessuno ha mai dovuto chieder il permesso ne’ tanto meno pagare qualcuno per diffondere on line un contenuto e metterlo a disposizione di tutti”.