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La recessione investe l’ICT: a rischio 20.000 posti di lavoro

Redazione | 29 Settembre 2009

Il primo semestre 2009 ha visto un crollo della domanda informatica, compresi il software (-4,1%) e per la prima volta i servizi informatici (-7,3%). E’ crisi strutturale anche nelle Tlc (-2,5). Assinform chiede di finanziare le imprese che investono in IT e incentivare la rottamazione del software.

Non si vedeva un semestre così brutto dal 1991. A dirlo è il neo presidente Assinform Paolo Angelucci che oggi ha presentato insieme a Giancarlo Capitani amministratore delegato di NetConsulting, i dati relativi all’andamento del mercato ICT nel primo semestre 2009. La recessione è arrivata a investire pesantemente l’informatica e le tlc con un crollo della domanda pari al -4,5% ma che per l’informatica si attesta al -9% rispetto al primo semestre 2008 e per le tlc al -2,5%.
L’hardware è il comparto che è colpito più pesantemente (-15,7%) ma ce lo si aspettava, dicono quelli di Assinform, visti gli scarsi investimenti delle aziende in nuove tecnologie. Dove invece non si attendeva un calo così drastico è nel software (-4,5%) e nei servizi (-7,3%). Questi ultimi registrano un calo di fatturato intorno ai 400 milioni di euro, che si ripercuoterà  inevitabilmente sull’occupazione.
Per fine anno Assinform prevede che andranno persi 20.000 posti di lavoro, il che significa depauperare il tessuto produttivo delle nostre imprese di personale qualificato — spiega Angelucci– visto che oltre il 30% degli addetti IT sono laureati.
L’informatica in Italia rappresenta il quarto comparto industriale per produzione di valore aggiunto e per numero di addetti: tre volte la chimica e tre volte il tessile e la perdita di capitale umano è un rischio per tutto il Paese.

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Per questo l’Associazione che riunisce le imprese di informatica e servizi propone al governo pochi interventi semplici ma urgenti: chiedere alla banche di finanziare quel drappello di imprese più innovative (circa il 25%) che vogliono investire nell’IT; accelerare la spesa pubblica già  stanziata per l’IT; migliorare l’utilizzo delle risorse disponibili per la formazione soprattutto per coloro che sono rimasti senza lavoro e incentivare le imprese alla rottamazione del vecchio software applicativo, convincendole a investire in nuovi applicativi piuttosto che nella manutenzione dei vecchi.
Infine c’è il capitolo Industria 2015 che aspetta di essere finanziato dal governo e in cui l’informatica gioca un ruolo primario.
Certo lo scenario congiunturale non aiuta e il settore ICT vive ora la crisi che ha già  attraversato in primis il comparto manifatturiero e l’industria in generale, dove qualche timido segnale di ripresa a macchia di leopardo si intravede, sostengono in Assinform .
“Se l’emergenza economica è passata, ora dobbiamo affrontare quella occupazionale”, avverte Angelucci.

Passando ai dettagli sul mercato bastano pochi indicatori per rendersi conto della dimensione della crisi: per la prima volta ad esempio dopo trent’anni i PC hanno invertito la marcia e sono passati da un tasso di crescita del +25,8% del primo semestre 2008 a un 0,1% del primo semestre. La domanda delle famiglie che negli ultimi anni aveva rappresentato l’unica vera fonte di crescita per il mercato, se pur ancora positiva (+8,2% in unità ) non riesce a colmare se non in parte l’assenza della domanda da parte delle imprese.
Su 3.950.000 PC venduti complessivamente tra aziende e consumer — spiega Capitani — il 32% sono netbook che però costano poco e quindi generano poco valore per il mercato nella sua globalità .
Sul versante delle telecomunicazioni il mercato della telefonia mobile è ormai saturo sotto il profilo degli apparati; tiene con un calo contenuto (0,7%) mentre crolla la telefonia fissa (-4,4%) che per la prima volta scende sotto il 10 miliardi di euro di fatturato.
L’Italia è priva di un’infrastruttura evoluta di telecomunicazione e nonostante i 12 milioni di utenti di accessi broadband registrati nel primo semestre 2009, gli investimenti sono fermi.
Ieri alla presentazione dell’Osservatorio sull’Italia Digitale 2.0 promosso da Confindustria, Stefano Pileri, presidente di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, ha detto che oltre al digital divide che coinvolge ancora il 12% della popolazione c’è un ritardo infrastrutturale che riguarda gli accessi broadband alle velocità  più elevate: 22 milioni di italiani sono privi delle Adsl a 20 MBps.
E oggi Assinform ha ribadito che le nostre imprese sono prive di accessi a banda larga e che mancano le infrastrutture . E’ chiaro che su questo punto servono sostegni pubblici agli investimenti degli operatori.