Un altro paese europeo ha deciso di incentrare gli investimenti futuri sulle infrastrutture di accesso a Internet ad alta velocità . Dopo la Finlandia che un mese fa aveva annunciato la banda larga come diritto di ogni cittadino, ora tocca alla Spagna che ieri in occasione del III Foro Internazionale dei Contenuti Digitali ha comunicato per bocca del ministro dell’Industria Miguel Sebastià n di voler inserire dal 1 gennaio 2011 gli accessi broadband a 1 Mbps nel Servizio Universale delle Telecomunicazioni. Quest’ultimo è un documento che raggruppa i servizi che le società di Tlc sono comunque tenute ad offrire, indipendentemente dal luogo di residenza. à‰ quanto succede ad esempio per la linea telefonica o per la linea elettrica ed è quanto si discute in Italia da anni, quando si parla di digital divide, senza però trovare una soluzione definitiva.
A dire il vero anche la decisione spagnola non sposterebbe molto gli equilibri in termini di digital divide, visto che su 9,5 milioni di linee attive solo 39.000 hanno un velocità inferiore a 1 Mbps e che anche in Spagna come in Italia la penetrazione dei collegamenti superiori a 10 Mbps sulla popolazione non supera l’11%.
La cosa veramente importante è che in Spagna le telco d’ora in poi sarebbero obbligate a portare la connettività , in quanto appunto si tratta di servizio universale e quindi accessibile a tutti alle stesse condizioni di mercato. Speriamo che l’ esempio serva d’impulso anche all’Italia, dove le discussioni di queste settimane e le polemiche seguite al blocco dei fondi del Cipe, (gli 800 milioni di euro) hanno mostrato quanto sia sentita e urgente l’infrastruttura digitale per il paese.