Il colosso finlandese mostra i muscoli e denuncia praticamente tutti da LG a Samsung, da Toshiba a Sharp. Il motivo? Avrebbero fatto “cartello” gonfiando i prezzi dei display a cristalli liquidi.
Nokia ha quindi deciso di avviare due cause legali, una degli Stati Uniti e l’altra nel Regno Unito, citando in giudizio ben undici aziende – LG Display, Samsung Electronics, Sharp, Hitachi, Toshiba, Chunghwa Picture Tubes, Epson Imaging Devices, Philips, Tatung, Seiko Epson e AU Optronics – a distanza di un mese da un’azione legale simile voluta da AT&T.
Nokia accusa le società in questione di aver alzato i prezzi di comune accordo violando le regole dell’antitrust nel periodo che va dal primo gennaio 1996 all’11 dicembre 2006. Un’accusa che si estende anche ai vecchi monitor Crt a tubo catodico.
Sia Nokia sia AT&T citano un’indagine effettuata dal Dipartimento di Giustizia statunitense che, nel novembre 2008, portò tre produttori di schermi LCD (LG, Sharp e Chunghwa Picture Tubes), a cui si è aggiunta in seguito anche Hitachi Displays, ad ammettere il “price fixing” e a pagare una multa di 580 milioni di dollari.
Nokia non ha ancora specificato l’ammontare dei danni richiesti. Intanto, il presunto “cartello” (tramite una fonte a Taiwan) fa sapere dalle pagine di Digitimes che non è così semplice pilotare i prezzi degli schermi a cristalli liquidi di piccola e media dimensione perché ci sono troppi produttori e tecnologie in ballo. Inoltre, esistono alternative ai TFT-LCD, come i CSTN e gli Amoled.