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Le librerie on-line italiane

Redazione | 23 Novembre 2011

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Dopo musica e video, la transizione al digitale ha toccato anche i libri. Il mercato italiano è ancora in fase di sviluppo, […]


Dopo musica e video, la transizione al digitale ha toccato anche i libri. Il mercato italiano è ancora in fase di sviluppo, ma il percorso è tracciato.

di Sergio Lorizio

Il mercato italiano dell’eBook ha compiuto un anno. Nato nell’ultimo trimestre del 2010 con il progressivo ingresso nel settore di tutti i principali gruppi editoriali e l’allestimento delle piattaforme di distribuzione e di vendita on-line, il fenomeno del libro elettronico, declinato nella nostra lingua, è cresciuto sotto la costante attenzione dei media tra i sentimenti contrastanti degli editori e degli addetti ai lavori – da un lato preoccupati di tutelare il libro stampato e tutta la sua filiera produttiva, dall’altro desiderosi di sfruttare le nuove opportunità  offerte dal digitale – e quelli degli stessi lettori, divisi anch’essi tra tradizione e modernità , tra carta e bit.

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Sotto quest’aspetto, si parte da un dato di fatto: gli italiani non sono un popolo di lettori accaniti. Secondo i dati forniti a metà  ottobre dall’Aie (Associazione Italiana Editori) nel corso della 63ma edizione della Fiera internazionale del Libro di Francoforte, solo il 46,8% degli individui di età  superiore a 6 anni (26,6 milioni di persone) ha letto almeno un libro non scolastico nei 12 mesi precedenti, dato in crescita del 3,5% rispetto al 2009. Sono esclusi dal computo sia la lettura professionale sia la cosiddetta “lettura morbida”, che secondo l’Istat include narrativa gialla, fantascienza, fantasy, libri rosa, guide, libri di cucina e simili. Leggono almeno un libro l’anno il 65,4% dei ragazzi di età  compresa tra 11 e 14 anni e il 59,1% dei giovani tra 15 e 19 anni, contro il 22,9% degli over 75. Sarebbero, però, solo 10,8 milioni (il 19% della popolazione) coloro che leggono da 4 a 11 libri l’anno e poco più di 4 milioni (il 7,1%) i lettori forti da almeno un libro al mese. Per questo bacino d’utenza, nel 2010 le 2.500 case editrici attive nel nostro Paese hanno pubblicato 57.000 titoli, di cui 37.000 novità  che si sono accumulate in un’offerta complessiva di 690.000 titoli commercialmente vivi, esclusi quelli del settore educativo.

Solo 6.950 di questi (poco più di 1 su 100) componevano a fine 2010 il catalogo eBook, che nel primo anno di esistenza ha generato un fatturato di 1,5 milioni di euro, appena lo 0,04% dell’intero mercato. Dimensioni ben lontane – anche per il diverso peso specifico della lingua italiana rispetto all’inglese – dagli oltre 500mila titoli in vendita nel Regno Unito e oltre il milione di eBook disponibili negli Stati Uniti, dove il libro elettronico vale circa il 10% del mercato librario totale.

In Italia, in attesa dei dati ufficiali, le previsioni di crescita per il 2011 sono positive, sulla scorta dei 390.000 eReader consegnati a tutto giugno 2011: lo scorso settembre, il numero di libri elettronici sotto diritti in vendita era salito a 18.000 e a fine anno dovrebbe toccare quota 20-21.000, con un incremento del fatturato a 4-5 milioni di euro. Ancora poco per far tremare le librerie, ma comunque un progresso lento e inesorabile. Per gli editori, la transizione al digitale non è un processo né facoltativo né procrastinabile: la parola d’ordine – secondo Riccardo Cavallero, Direttore Generale Libri Trade del Gruppo Mondadori – è “pubblicare tutto, pubblicare subito e pubblicare economico”. Non basta, infatti, che le novità  escano contemporaneamente su carta e in elettronico, è anche necessario recuperare e convertire in digitale il catalogo dei volumi commercialmente vivi per creare una massa critica – stimabile attorno a 50.000 titoli – che muova il mercato attraendo sempre più lettori, grazie anche a una politica di pricing oculata e al calo dei prezzi degli eReader. Oggi, in Italia, i titoli elettronici costano in media il 45% in meno dell’edizione cartacea con copertina rigida (hardcover), al netto dell’Iva.

Ma mentre i libri a stampa beneficiano di un’aliquota dell’imposta sul valore aggiunto del 4%, come quotidiani e periodici, l’eBook è soggetto all’aliquota ordinaria del 21%, come il software. Per questo, alla fine, il risparmio medio si riduce al 36%, ancora un po’ lontano dalla percezione di prezzo equo del cliente. In questo senso, un contributo decisivo spetta all’Unione Europea: sono promettenti le parole di Neelie Kroes, commissario per l’agenda digitale, che nel corso dell’ultima Buchmesse di Francoforte ha affermato l’intenzione di superare la discriminazione fiscale che penalizza l’eBook rispetto al libro stampato nella maggioranza degli Stati membri. Fare diversamente frenerebbe lo sviluppo di un mercato che genera crescita e che contribuisce a far circolare le idee e la cultura nel nostro continente. (…)

Estratto dall’articolo pubblicato sul numero 249 – dicembre 2011