A fine 2010 il comparto delle vendite on line business to consumer raggiungerà i 6,5 miliardi di euro di fatturato, pari a circa l’1% del totale vendite retail. L’e-commerce è un fenomeno che coinvolge 8 milioni di navigatori in Italia e la cui crescita quest’anno (+ 14% sul 2009) è stata superiore a quella di altri paesi europei, (+ 8% gli Uk e + 12% la Germania) dove le vendite on line rappresentano un mercato ormai maturo. Gli ultimi dati resi noti oggi dall’Osservatorio del Mip, Politecnico di Milano, condotto insieme a NetComm, Consorzio del Commercio Elettronico Italiano, mostrano una crescita di tutti i principali comparti “storici” dell’e-commerce nazionale: il turismo, che lo scorso anno aveva subito una battuta d’arresto, quest’anno guadagna 443 milioni di euro e torna a crescere del + 15% chiudendo il 2010 con un fatturato di 3,4 miliardi di euro, una cifra che equivale al 52% del valore di tutto l’e-commerce. L’Informatica e l’elettronica cresce dell’ 11% confermandosi il secondo settore merceologico per peso, con 674 milioni di euro di fatturato, segue l’Editoria musica e audiovisivi con un incremento del 14% e un fatturato di quasi 190 milioni di euro e le Assicurazioni (570 milioni di euro) che incidono il 9%. Ma è l’abbigliamento il settore che quest’anno ha registrato un vero boom: + 43% rispetto al 2009, anche se gli acquisti on line provengono in gran parte dall’estero e non dal nostro paese. E questo insieme alla quasi totale assenza del comparto alimentare nelle vendite on line, spiega secondo l’indagine del Mip, perché il nostro Paese ha una penetrazione così bassa delle vendite on line sul totale della spesa complessiva in beni retail: nel Regno Unito ad esempio l’e-commerce pesa il 10%, in Germania è il 7% e in Francia il 5%. Ma qui comparti come abbigliamento, alimentari, prodotti per la casa e l’arredamento rappresentano una forte voce di spesa nell’ on line. In Italia invece l’e-commerce è fatto per i due terzi dalla vendita di servizi e poco di prodotti, anche se nel 2010 la tendenza si sta invertendo e crescono di più le vendite di prodotti che non quelle di servizi. Complessivamente quest’anno sono stati transati 25 milioni di ordini con un valore medio di 220 euro. L’export (cioé gli acquisti fatti dall’estero su siti italiani) supera 1 miliardo di euro e vale il 16% dell’e-commerce complessivo: è composto per il 60% da prodotti turistici e per il 24% dall’abbigliamento. Ma l’import (ovvero gli acquisti fatti da italiani su siti esteri) è maggiore: oltre 2 miliardi di euro. Se si sommano queste cifre il totale dell’ecommerce fa 7,8 miliardi di euro.
Per il resto si conferma la concentrazione del mercato fatto per l’80% dai primi 20 operatori per fatturato, spaccati a metà tra le dot.com e gli operatori tradizionali. Segno che la multicanalità non sembra avere ancora attecchito.
I nuovi fenomeni all’orizzonte a cui dovranno prestare attenzione gli operatori dell’e-commerce sono due: il mobile e-commerce che vale ancora poco (12 milioni di euro) ed è limitato alla vendita di biglietti aerei e alla partecipazione alle aste on line e i social network. Il 40% dei siti analizzati dall’Osservatorio (più di 200) è presente su Facebook e cresce il peso che gli utenti danno in fase di acquisto, alle opinioni raccolte in rete. E’ il fenomeno dell’info e-commerce, accentuato dal ruolo cruciale svolto dai social network nell’esperienza on line delle persone. Per il resto sia la logistica che i pagamenti on line non vedono poi messo così male il nostro paese: da un’analisi comparativa fatta dal Mip con gli altri paesi europei i costi di delivery dei pacchi in Italia risultano più economici di quelli applicati, a parità di colli, in Uk. Mentre negli acquisti on line l’85% dei pagamenti viene fatto con carta di credito e PayPal
Torna a crescere l’e-commerce in Italia
A fine 2010 il comparto delle vendite on line business to consumer raggiungerà i 6,5 miliardi di euro di fatturato, […]