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Fotocamere full frame

Redazione | 27 Marzo 2013

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Canon e Nikon inaugurano un nuovo segmento: arrivano le reflex a pieno formato a prezzo “contenuto”. di Valerio Pardi Il […]

Canon e Nikon inaugurano un nuovo segmento: arrivano le reflex a pieno formato a prezzo “contenuto”.

di Valerio Pardi

Il formato pieno, o full frame, affonda le sue radici nel mondo analogico ed è legato alle dimensioni dei fotogrammi (24 x 36 mm) dei rullini a pellicola, che hanno scritto gran parte della storia della fotografia dal dopoguerra a un decennio fa. Il full frame, anche nel digitale, sta riscuotendo un interesse sempre maggiore, non tanto per il supporto, la pellicola appunto, quanto per le dimensioni fisiche dell’area sensibile alla luce. Le moderne fotocamere reflex digitali, nella maggioranza con sensore in formato Aps-C (16 x 24 mm) hanno raggiunto una maturità  notevole e non solo potrebbero rivaleggiare con i migliori modelli a pellicola, ma vincerebbero a mani basse quanto a dettaglio, pulizia ad alti Iso, velocità  di scatto e controllo sul risultato finale. Quindi perché ancora tanto clamore intorno a una fotocamera con sensore full frame, quando una fotocamera digitale in formato ridotto offre prestazioni tali da essere adatte anche a un utilizzo professionale?

La risposta è duplice. Innanzitutto, una D-Slr a pieno formato può offrire prestazioni ancora superiori rispetto a un modello dotato di sensore più piccolo, sia per un’eventuale maggiore risoluzione, sia per una migliore dinamica offerta dai singoli fotorecettori di dimensioni maggiori. In secondo luogo c’è la questione “storica” del concetto di focale e dell’abbandono della “focale equivalente” nata all’inizio dell’era digitale e mai dimenticata. Un aspetto che ha reso psicologicamente i modelli con sensore più piccolo del 24 x 36mm come “incompleti”, avendo mantenuto quel formato come termine di riferimento anche in piena era post analogica. Poter quindi utilizzare un modello full frame offre la certezza di avere per le mani un prodotto definitivo, che ingloba la massima tecnologia abbinata alla più grande possibilità  espressiva.

Il fatto che una tale caratteristica sia stata per anni appannaggio dei soli modelli professionali o prosumer, ha ulteriormente mitizzato l’idea del formato full frame. Tuttavia bisogna tener conto che, se una fotocamera full frame non permetterà  di fare foto più belle, sicuramente consentirà  di ottenere immagini tecnicamente migliori, e questo potrebbe essere già  un motivo più che valido al cambio di formato. Fino a oggi il prezzo delle reflex full frame, dai 3 mila euro in su, le ha rese inavvicinabili a molti amanti della fotografia. Una situazione che è improvvisamente cambiata lo scorso autunno, quando Canon e Nikon – quasi in contemporanea – hanno presentato due nuove D-Slr. Con la Eos 6D e la D600 il full frame non si può ancora definire “per tutti”, ma il divario di costo con i modelli Aps-C più evoluti si è significativamente ridotto. Stiamo parlando di un prezzo (di listino) di circa 2.000 euro per il solo corpo, cifra che, a qualche mese di distanza dal lancio, si è assestata su uno street price significativamente inferiore.

A prima vista, Canon Eos 6D e Nikon D600 sembrano le versioni ridotte delle rispettive sorelle maggiori. La risoluzione inferiore, l’autofocus e il sistema di misurazione esposimetrica meno raffinati, l’otturatore meno prestazionale e altre caratteristiche di contorno potrebbero a prima vista sminuire le potenzialità  di questi modelli. Due fotocamere che, come mai era accaduto in passato tra i due produttori nipponici, sono direttamente confrontabili tra loro per caratteristiche principali, prezzo e target di riferimento. Non è stato così per la Eos 5D Mark III e la D800/D800E e neppure per la Eos 5D Mark II e D700, entrambe coppie troppo diverse per caratteristiche fondamentali. Canon Eos 6D e Nikon D600 invece condividono caratteristiche e, soprattutto fascia di prezzo.

Partiamo proprio da quest’ultimo aspetto: duemila euro non è certo una cifra che si spende a cuor leggero, ma se il fine ultimo è migliorare la qualità  tecnica delle proprie foto potrebbe essere un investimento valido. Passare infatti da una reflex di fascia media con sensore Aps o Dx a una top di gamma, sempre con sensore dalle dimensioni identiche al precedente, seppur rinnovato nelle tecnologie adottate, non permette un salto qualitativo molto evidente. Con una cifra simile, o poco superiore, si può invece optare per una di queste due reflex che garantiscono risultati migliori, sia per gamma dinamica che per resa agli alti Iso, nonché una migliore sfruttabilità  del potere risolvente dei propri obiettivi.

Il primo aspetto, da valutare, è proprio il parco obiettivi: se le vostre ottiche non sono progettate per coprire l’area del sensore full frame, non saranno più utilizzabili e andranno sostituite con lenti adatte ai sensori di maggior dimensione. Se le vostre ottiche sono compatibili con il formato pieno, dovrete invece valutare la loro qualità : per sfruttare al meglio le elevate prestazioni di queste reflex occorre montare lenti di pregio, caratterizzate da un buon potere risolvente. L’operazione potrebbe inevitabilmente comportare un aumento del budget da destinare per il passaggio al full frame, ma se il fine ultimo è ottenere fotografie tecnicamente migliori, non c’è una strada migliore. (…)

Estratto dell’articolo di 10 pagine pubblicato sul numero 265 di PC Professionale