L’ultimo caso eclatante è il nuovo romanzo di Stephen King, Joyland, che l’autore ha voluto pubblicare in formato tascabile (paperback) escludendo a priori di farne una versione ebook. Joyland non ha fatto neanche in tempo ad arrivare sugli scaffali delle librerie che già qualcuno ne aveva distribuito una copia pirata in rete. Molto probabilmente anche se fosse esistita una versione elettronica del libro sarebbe accaduta la stessa cosa, ma certo il tema della pirateria negli ebook è critico. Qualcuno però sta pensando a forme alternative di Drm (digital right management) che non si limitino ad applicare ai file il classico lucchetto digitale che viene poi facilmente aggirato, ma che consentano di tracciare la filiera della copia pirata fino all’origine, risalendo alla persona che ha copiato per prima l’opera e l’ha messa in rete.
Il sistema, di cui parla in anticipo il quotidiano The Guardian, si chiama SiDim (Sichere Dokumente durch individuelle Markierung, che sta per Documenti Protetti da Marcatura Individuale) ed è in fase di sviluppo presso il Fraunhofer Institut in Germania, dove i ricercatori stanno provando ad applicare un Drm basato su piccoli cambiamenti da apportare alle parole singole nel testo del libro, come impronta segreta per tracciare la copia pirata e la sua origine. Ogni copia del libro quindi conterrebbe piccole correzioni, ad esempio al posto di scrivere “invisibile” c’è “non visibile” “insano” diventa “poco salutare”, oppure un’alternativa può essere anche quella di invertire l’ordine delle parole pubblicate, o di inserire dei trattini.
Il risultato di questo sistema dovrebbe essere quello di scoraggiare le persone a copiare e diffondere in rete in modo illecito opere di narrativa protette da copyright, in quanto diventa facilmente individuabile il colpevole. Il progetto è attualmente sponsorizzato da una subsidiary dell’Associazione tedesca degli Editori e rivenditori di libri (German Publisher & Bookseller Association)
Ci sono ancora molti dubbi su come far digerire questo sistema di Drm agli autori, in genere poco propensi a vedersi modificare sotto il naso anche solo una parola delle proprie opere, e gli stessi editori sono un po’ scettici sulla riuscita dell’iniziativa. Al momento il sistema è in via di sperimentazione nei laboratori tedeschi, ma chissà magari potrebbe rappresentare una svolta significativa in un settore come l’editoria digitale, dove la pirateria ha assunto lo stesso peso che aveva avuto negli anni di esordio della musica digitale.