Sul campo la Eos 100D sfoggia le sue doti “mimetiche” e passa spesso inosservata da tanto è piccola e poco appariscente. È sicuramente un plus per chi opera in strada (reportage, street photography, ecc…) o anche per i ritrattisti che non vogliono intimorire eventuali modelli improvvisati, poco inclini a stare di fronte a una fotocamera “invadente”. Utilizzare la Eos 100D è piacevole quanto divertente. La si dimentica con facilità al collo e non dà mai fastidio, merito anche della leggerezza dello zoom standard EF-S 18-55mm f/3,5-5,6 IS STM. La qualità di quest’ottica zoom standard entry level è comunque molto buona: forse non brilla per risolvenza, ma garantisce un buon macrocontrasto e un’eccellente tenuta dei riflessi nei controluce.
Lo stabilizzatore offre discrete performance, ma occorre comunque prestare attenzione quando si scatta con tempi di posa al limite del mosso. Infatti i 18 Mpixel del sensore in formato APS-C perdonano poco. Se da un lato consentono immagini con un’eccellente definizione, occorre anche un minimo di tecnica per riuscire a sfruttarli al meglio. Il primo passo in questa direzione sarebbe quello di dotare la Eos 100D di ottiche di una certa classe. Infatti, pur appartenendo a una classe di fotocamere reflex definibili come “entry level”, la 100D è capace di prestazioni molto interessanti. Abbinare a questo corpo, ottiche di qualità elevata, permette di alzare sensibilmente il livello qualitativo delle fotografie realizzate. Anche ottiche semplici come il recente Canon EF 40mm f/2,8 STM, permette di ottenere immagini ancor più definite e al contempo riduce ulteriormente gli ingombri complessivi della fotocamera. Infatti una delle note negative più evidenti dello zoom in dotazione sono le dimensioni dello stesso, che rendono la fotocamera molto meno gestibile e godibile di quanto le dimensioni del solo corpo macchina consentirebbero.
Le prestazioni del sensore sono del tutto comparabili agli altri modelli Canon che condividono questo Cmos e lo stesso processore d’immagine. Si tratta di prestazioni mediamente elevate, che offrono la possibilità di scattare a Iso elevati senza intaccare troppo la qualità complessiva dell’immagine. Anche se i migliori risultati si ottengono scattando in Raw e “sviluppando” successivamente a computer le immagini con i software dedicati, la Eos 100D ha mostrato anche un eccellente lavoro del motore interno di creazione dei Jpeg. Un aspetto spesso non del tutto scontato in modelli entry level. Il sistema autofocus si è dimostrato valido, non particolarmente brillante, ma ben dimensionato per il target di fotografi a cui si rivolge questa fotocamera. La messa a fuoco continua è sufficientemente precisa e permette di sfruttare appieno i 4 fotogrammi al secondo concessi dalla raffica della fotocamera. In live-view e nella ripresa dei video, il sistema Hybrid AF II abbinato a un’ottica STM ha efficacemente eliminato alcune situazioni di stallo della messa a fuoco automatica che capitavano saltuariamente con i modelli precedenti. La messa a fuoco continua è decisamente più efficace, ma non è ancora infallibile e, soprattutto, non ha ancora una velocità adeguata.
L’esposimetro, in modalità matrice, ha mostrato risultati particolarmente efficaci, anche in situazioni di scatto “difficile”. Nessun esposimetro automatico potrà mai sostituirsi completamente all’esperienza di un bravo fotografo, ma quello implementato nella Eos 100D permette di portare a casa sempre un buon risultato tecnicamente corretto. In alcune situazioni di ripresa si sente la mancanza di un display orientabile, ma Canon offre soluzioni diverse per chi ha questa esigenza. Aver mantenuto le dimensioni del corpo macchina al minimo, pur sacrificando la possibilità di orientare lo schermo, rimane una scelta abbastanza condivisibile. Il display esterno offre anche la possibilità di essere gestito in modalità touch, ma se non si è pratici con questo tipo di interfaccia, è comunque possibile impostare i parametri operando tramite le consuete ghiere di controllo presenti sul corpo macchina.
Tirando le somme, la Eos 100D è una macchina ben riuscita. L’aspetto che più colpisce è il contenimento di dimensioni e peso, ma successivamente si scopre che le prestazioni non hanno subito alcun ridimensionamento. La qualità quindi è pari a quella delle sorelle “maggiori” e i limiti di un corpo più piccolo sono abbondantemente compensati dagli aspetti positivi. È una reflex che può essere realmente un’alternativa alle mirrorless. Le dimensioni infatti non sono poi distanti, ad esempio, da una Panasonic Lumix G6 o da una Olympus OM-D EM-1. Il grosso limite alla compattezza, al momento lo fanno le ottiche. Sono infatti poche quelle che mantengono le dimensioni complessive (corpo macchina più obiettivo), entro uno standard di reale compattezza, ma la presenza di un buon numero di ottiche fisse compatte permette comunque di contenere gli ingombri, a scapito però di una versatilità inferiore. A oggi quello che più manca alla Eos 100D è forse un’ottica zoom standard realmente compatta, al pari del corpo macchina. E sulla carta non è un’impresa impossibile, Sony le ha già realizzate per le proprie mirrorless della serie NEX, che montano sensori delle stesse dimensioni di quello presente nella Eos 100D.
Valerio Pardi