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Per controllare ogni minimo particolare dell’aspetto grafico e della struttura di un sito si può usare un Ide (Integrated Development Environment, cioè ambiente di sviluppo integrato). Oggi gli Ide Open Source sono in numero minore di qualche anno fa ma anche, in generale, più maturi e stabili, oltre a girare anche su OS X e Windows.
Aptana Studio, per esempio, funziona sia da solo sia come plugin dell’ambiente più complesso chiamato Eclipse. Tutti i principali linguaggi e standard di programmazione, da Css3 e JavaScript ad Html5 e Php sono immediatamente utilizzabili. Altri, come Ruby on Rails, PHP, Python, Perl, Adobe AIR o Objective-C per il mondo iPhone-iPad, richiedono plugin separati.
L’editor di Aptana offre completamento automatico delle parole chiave di codice e, soprattutto, documentazione in linea per Php e altri linguaggi: basta passare con il mouse su una funzione predefinita e premere il tasto Control per aprire una finestra sulla sua definizione completa. Il debugger integrato aiuta a individuare più rapidamente possibile gli errori, tramite varie funzioni per eseguire il codice a piccoli passi, in maniera controllata. L’interfaccia grafica include un terminale per eseguire velocemente script o comandi di sistema ogni volta che è necessario.
Le varie versioni di ogni progetto sono conservate localmente, agganciandosi al sistema di controllo versioni Git, descritto nell’altro articolo su questo numero. Una volta pronto, l’intero sito può essere caricato sul server che lo ospiterà con un solo comando e poi tenuto costantemente in sincronia con le modifiche fatte sul proprio computer.
Il debugger di Aptana Studio aggiunge breakpoint per analizzare come varia lo stato
di un’applicazione Web JavaScript o Ruby On Rails a ogni istruzione.
Un’altra Ide per Web Open Source è Bluefish: a differenza di Aptana Studio, per sfruttarlo appieno occorre servirsene su Linux, poiché non tutte le funzioni sono già disponibili per gli altri sistemi operativi. L’interfaccia grafica è relativamente semplice ma potente, con modelli e wizard anche per codice C, Docbook, Sql e configurazione di server Apache.
In Bluefish è possibile (ammettendo che sia necessario, ma quello è un altro discorso) aprire centinaia di file simultaneamente, anche in maniera automatica. Si possono caricare con un solo comando tutti i file con una certa estensione presenti in una cartella e in tutte le sue sottocartelle, anche su computer remoti se si ha una connessione adeguata. A molti utenti, comunque, capiterà molto più spesso di elaborare così tanti file con Bluefish solo indirettamente, per esempio chiedendogli di modificare tutti i file di un progetto con il suo potente motore di ricerca e sostituzione testo. Questa categoria di funzioni Bluefish include la sostituzione di tab con spazi, la rimozione di spazi in eccesso e altre operazioni che, se non sempre rendono più leggibili i file Html, possono ridurne sensibilmente le dimensioni.
L’editor riconosce, colora e spesso completa automaticamente, senza problemi, anche diversi linguaggi incastrati l’uno nell’altro nello stesso file, cosa comunissima, anzi inevitabile, in qualsiasi pagina Web dinamica. Molti elementi Html a contenuto variabile, come i campi a scelta multipla di un modulo, si riempiono velocemente grazie ai wizard che Bluefish lancia quando si fa clic sui pulsanti o voci di menu corrispondenti. Lo stesso discorso vale per le immagini, di cui si possono specificare bordi, didascalia, testo alternativo ed eventuale anteprima in un solo pannello.
L’altro punto di forza di questo programma è la facilità con cui si possono integrare nell’interfaccia grafica, associandole a pulsanti o combinazioni di tasti veloci, varie utility da riga di comando. Qualsiasi distribuzione Linux è piena di programmi del genere, dal “make” descritto nel numero precedente ai vari strumenti che analizzano o ripuliscono automaticamente il codice Html. Lint, Weblint e tidy sono solo tre delle alternative disponibili su Linux e integrabili in Bluefish, per eliminare tutti i marcatori non standard e segnalare stili di codifica da evitare. I pulsanti usati più frequentemente si possono disporre in una barra degli strumenti speciale, chiamata Quickbar.
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