Comprate uno smartphone da 16 GB, ma scoprite, alla prima accensione, che lo spazio che voi avete a disposizione arriva sì e no a 10 GB. Non dovete – purtroppo – stupirvi. Lo scostamento, tra valore dichiarato della memoria e quello reale, può arrivare anche al 40%. È una pratica molto comune tra i produttori di smartphone e tablet che, quando dichiarano i dati relativi alla memoria di sistema, indicano un valore puramente teorico, pari al quantitativo “lordo”. Per questo, quando si acquista un dispositivo, non si ha mai tutto lo spazio dichiarato a disposizione, ma solo il valore “netto”, decurtato anche di un 30-40% per via del sistema operativo e delle app preinstallate. Per fare un’analogia automobilistica, è come se compraste un’auto dichiarata come station wagon, con 5 posti e un ampio bagagliaio, per poi scoprire che in realtà ha la capacità di carico di una Smart.
In realtà questa pratica (scorretta) è già stata sanzionata il 19 dicembre 2014 dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che ha multato Samsung per un milione di euro per aver deliberatamente alterato i dati relativi alla memoria dei propri dispositivi. Se foste interessati a questo indirizzo potrete trovare la notizia ufficiale e il relativo provvedimento.
Nonostante la sanzione, quella della “memoria lorda” è una pratica ancora molto diffusa, praticata non solo dal colosso coreano, ma anche da molti altri brand. Dopo le verifiche e le analisi tecniche sui modelli Apple e Samsung, Altroconsumo – la prima e più diffusa associazione di consumatori in Italia, che conta oltre 370.000 soci – ha dato il via oggi a una class action, aperta a tutti i possessori di smartphone e tablet Apple e Samsung. La motivazione? Secondo Altroconsumo “dichiarando tra le caratteristiche tecniche più spazio di quello che in realtà l’utente può utilizzare, Apple e Samsung hanno irrimediabilmente alterato le scelte dei consumatori, che hanno comprato di fatto prodotti che, in realtà , non avevano affatto le caratteristiche tecniche indicate in fase di acquisto.”
Il risarcimento a cui punta Altroconsumo è molto semplice: basta prendere la differenza in percentuale tra la memoria dichiarata e quella effettiva e moltiplicarla per il prezzo d’acquisto. In pratica, se il vostro smartphone o tablet presenta una scostamento del 30%, potreste ottenere un risarcimento fino al 30% del costo d’acquisto. A seconda del modello, Altroconsumo stima che il rimborso può arrivare fino a 304 euro.
Possono aderire a questa class action tutti coloro che abbiano acquistato un prodotto (smartphone e tablet) Apple o Samsung e abbiano conservato la scatola e il relativo scontrino. Per avere maggiori informazioni e per calcolare l’eventuale richiesta di rimborso vi rimandiamo alla pagina di Altroconsumo.