Fin dal primo avvio, Mint mostra una somiglianza tutt’altro che casuale con la tradizionale impostazione di Windows: lungo il margine inferiore dello schermo si trova il pannello, organizzato con un menu a sinistra, una fila di collegamenti di avvio rapido, una zona in cui sono visualizzate le icone delle finestre attive e un’area di notifica che mostra le applet attive e l’orologio. Insomma, una struttura che ricalca in modo praticamente perfetto quella di Windows, per lo meno fino a Vista e 7. Il contenuto del menu Start mostra qualche differenza: la fila di sinistra ospita le icone più utilizzate, come quella del browser, del gestore dei pacchetti (ne parleremo più avanti) o della cartella Home, che apre il file manager Nemo. Subito sotto si trovano tre pulsanti per bloccare il desktop, uscire dalla sessione o spegnere il sistema (senza costringere a selezionare una voce in un menu a discesa, come accade per esempio in Windows 10). La zona principale del menu è occupata dall’elenco di tutte le applicazioni installate, organizzato per categorie e sormontato da una comoda casella di ricerca.
Anche il comportamento di Mint è simile a quello di Windows, tanto che chi proviene dal sistema operativo Microsoft si troverà a subito a suo agio, senza dover imparare quasi nulla: le icone delle applicazioni aperte nel pannello inferiore mostrano le anteprime delle finestre, proprio come Windows, e premendo Alt+Tab si richiama uno switcher per passare da un programma all’altro. È stato perfino implementato il doppio clic “lento” nel file manager (una novità dell’ultima release, da attivare nelle Preferenze), per rinominare i file proprio come nel sistema operativo Microsoft. Queste somiglianze, di certo non casuali, non devono far pensare che Mint sia un semplice clone di Windows: al contrario, integra molte migliorie e soprattutto è personalizzabile in profondità , nella più pura tradizione Linux. Per esempio si può cambiare il tema degli elementi grafici delle finestre, o aggiungere nuove applet al pannello inferiore, come lo switcher per i desktop virtuali che nella nuova versione mostra anche una versione stilizzata delle finestre aperte per semplificare l’identificazione dei vari ambienti.
Non solo: si possono anche abilitare gli angoli attivi, per richiamare funzioni specifiche quando si raggiunge un angolo dello schermo con il cursore del mouse, un po’ come accade con OS X e con Windows 8, e moltissimo altro ancora. Gran parte dell’interazione con le funzioni più avanzate del sistema operativo è demandato alle applet, piccoli componenti software che permettono di controllare funzioni e opzioni: sono applet lo switcher dei desktop virtuali, l’icona delle informazioni sulla rete attiva, così come l’elemento che mostra l’elenco delle finestre o l’orologio collocato in basso a destra nel pannello. Interessanti, e rinnovate nell’ultima release, sono le funzioni di controllo dell’audio e dell’alimentazione. L’applet audio non mostra soltanto il cursore per modificare il volume, ma al contrario può visualizzare tutte le informazioni principali sul brano riprodotto (titolo, autore, copertina dell’album e così via) e perfino i controlli per interrompere la riproduzione, saltare al brano precedente o successivo e per muoversi all’interno della canzone. Le funzioni disponibili dipendono dall’applicazione usata per riprodurre la musica: l’applet non è legata a un solo software, ma si interfaccia con il player attivo, da Banshee a Spotify. Novità interessanti, dicevamo, si trovano anche nell’Applet dedicata all’alimentazione: oltre a integrare il cursore per regolare la luminosità dello schermo mostra informazioni sullo stato di tutti i dispositivi alimentati a batteria, come mouse e tastiere.
Ben realizzati sono anche gli strumenti di gestione dei software (Gestore applicazioni) e degli update (Gestore aggiornamenti): entrambi sono semplici da usare, e il secondo offre alcune funzioni molto pratiche per individuare i mirror più veloci da cui scaricare i pacchetti aggiornati. Il Gestore applicazioni ha un’interfaccia gradevole, organizza i software per tipologia e soprattutto integra un motore di ricerca affidabile. La dotazione software di default di Mint comprende le versioni più recenti di tutti i programmi più noti e diffusi: il browser Firefox, la suite per l’ufficio LibreOffice, l’editor di immagini Gimp e così via. In ogni caso, con il Gestore applicazioni di Mint è semplicissimo aggiungere nuovi software; la dotazione di default è quindi meno cruciale rispetto al passato.
L’unico difetto significativo riguarda il kernel Linux, che è fermo alla versione 3.19, poiché Mint 17 deriva da una release ormai piuttosto vecchia di Ubuntu (la 14.04).
La versione 17.3 sarà con tutta probabilità l’ultima di questa generazione: per il prossimo aprile, infatti, è attesa la nuova release Lts di Ubuntu (16.04), che servirà come base per i prossimi sviluppi di Mint. È lecito attendersi entro l’anno (forse all’inizio dell’estate) il rilascio di Mint 18, che probabilmente non conterrà novità rivoluzionarie per l’utente: l’attenzione degli sviluppatori è infatti concentrata nell’aggiornamento delle fondamenta basate su Ubuntu, e nell’armonizzazione del nuovo ambiente con le caratteristiche specifiche di Linux Mint.
Linux Mint 17.3
Gratuito
PRO
Interfaccia elegante ed ergonomica
Amichevole per gli utenti di Windows
Può essere personalizzato in profondità
CONTRO
Kernel Linux obsoleto
Alcune funzioni sono un po’ nascoste
Produttore: Linux Mint, www.linuxmint.com