Lo scenario è una conferenza sul web ad Amsterdam, l’intervistato è Peter Sunde. Il cofondatore di Pirate Bay non usa mezze parole.
“Gli operatori dell’industria tecnologica hanno moltissime responsabilità , ma non ne hanno mai discusso seriamente Facebook è la più grande nazione del mondo ed è governata da un dittatore. Considerando la situazione dal punto di vista della democrazia rappresentativa Zuckerberg è un dittatore: io non l’ho mai eletto ma lui stabilisce le leggi.”
Sunde esprime così le sue opinioni sul più diffuso social network, che attualmente ha superato il miliardo e mezzo di utenti, durante un’intervista alla CNBC. Peter Sunde fu uno dei personaggi dietro le quinte di Pirate Bay il sito che a causa della distribuzione di contenuti coperti da copyright lo ha portato nel 2014 dietro le sbarre, con una condanna a cinque mesi.
Durante l’intervista Peter Sunde rincara la dose: secondo lui se si opera su Internet non si può fare a meno di essere su Facebook. È quasi un obbligo. Senza profilo Facebook, sostiene Sunde, sei tagliato fuori dagli aggiornamenti, rischi di perdere proposte di lavoro, non essere aggiornato sugli ultimi eventi, addirittura la gente smette di parlare con te se non ti trova su Facebook. Secondo il suo punto di vista le regole imposte da Zuckerberg hanno impatto sulla vita reale.
“Zuckerberg è un uomo bianco, ricco, con un passato da privilegiato”. È una delle motivazioni, ritiene Sunde, per cui è difficile per il boss di Facebook essere davvero imparziale sulle decisioni che coinvolgono utenti di culture diverse.
Durante l’intervista rilasciata alla CNBC esse riporta di un confronto ufficioso tra la cancelliere tedesca Angela Merkel e Zuckerberg a proposito di post anti-immigrazione apparsi su Facebook. “È davvero questo che sta accadendo?” si domanda Sunde “Mandiamo i principali leader europei a chiedere a Zuckerberg di smettere di interferire nella politica locale? Come siamo arrivati a questo punto?”