Utilizzata dagli utenti di mezzo mondo, la funzione di ricerca con completamento automatico di Google rappresenta un passo avanti innegabile nell’evoluzione del motore di ricerca di Mountain View, soprattutto per il suo approccio sempre più orientato a cercare di comprendere le necessità dell’utente, suggerendogli addirittura delle keyword per svolgere le ricerche al suo interno. Ora, questa funzione ha scatenato una polemica negli USA.
Con la campagna elettorale che sta entrando sempre più nel vivo, dopo la conquista della nomination della Clinton in casa democratica, alcuni osservatori hanno sollevato qualche interrogativo accusando la società di Sundar Pichai di aver “manipolato” il funzionamento della sua funzione di suggerimento nelle ricerche, non mostrando combinazioni di parole chiavi ritenute sconvenienti per la candidata.
Dal canto suo, Mountain View ha voluto prendere posizione indicando come il motore di ricerca non agisca in alcun modo a favore di un candidato piuttosto che di un altro, pubblicando sul proprio blog un post in cui viene illustrato il funzionamento della ricerca con completamento automatico di Google, sottolineando come l’algoritmo non sia infallibile e, soprattutto, come allo stesso siano state apportate alcune modifiche.
Tra le nuove istruzioni impartite al suo algoritmo, il motore di ricerca ne ha inserita una che tiene conto di un comportamento molto diffuso tra gli utenti del web, vale a dire, di associare ad un nome dei termini di ricerca che possano essere offensivi o dispregiativi: il completamento automatico di Google, quindi, non suggerisce più di associare al nome di una persona delle parole che possano essere di nocumento alla sua reputazione.