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Usare la realtà  virtuale al posto degli analgesici con oppiacei

Davide Micheli | 2 Agosto 2016

VR

Secondo uno studio condotto negli Stati Uniti, sarebbe possibile utilizzare la realtà  virtuale – al posto degli oppiacei – nella terapia per il dolore, ottenendo risultati soddisfacenti senza gli effetti collaterali di quei farmaci.

Dagli Stati Uniti, ci giunge la notizia di come la realtà  virtuale possa essere impiegata nella terapia del dolore con risultati interessanti, evitando inoltre l’assunzione di oppiacei da parte dei pazienti. Tutto è stato reso possibile dal lavoro della startup AppliedVR, che ha realizzato una speciale app – Bear Blast – per Samsung Gear VR, il cui uso non comporta gli effetti collaterali che invece sono presenti tramite l’assunzione dei farmaci.

All’interno di questa applicazione – che offre un’esperienza utente di gioco – l’unico obiettivo è quello di distrarre il paziente, piuttosto che assegnargli delle mete o dei risultati da raggiungere, con il risultato che in questo modo la persona si distrae e, quindi, si riesce almeno in parte ad alleviare il dolore fisico presente: a questo proposito, è stata condotta una sperimentazione che ha coinvolto 60 persone differenti.

Dopo aver domandato ai pazienti di indicare su una scala di valori l’intensità  del dolore provato (con una media di 5.5 punti su 10), gli stessi sono stati coinvolti nella sperimentazione con la realtà  virtuale, giocando per circa venti minuti, al termine dei quali è stato rilevato nuovamente il valore del dolore stimato dalle persone: la media dei pazienti registrata è quindi scesa a 4.4, con una riduzione della percezione del dolore di quasi il 25 percento.

Secondo i medici, questo risultato è paragonabile a quanto si potrebbe ottenere somministrando alle persone degli analgesici a base di oppiacei per il trattamento di manifestazioni di dolori acuti: con l’incremento della disponibilità  di device utili per la VR, nonché di soluzioni concepite dalle startup in questo ambito, assisteremo ad un’interessante evoluzione anche in campo medico?