Prestazioni molto elevate, massima affidabilità , realizzazione impeccabile: in prova i migliori notebook per lavorare.
Di Pasquale Bruno
Per molti versi le workstation portatili rappresentano la massima espressione delle tecnologie mobile. Insieme ai notebook per giocare sono i portatili più veloci disponibili, soprattutto per quanto riguarda la grafica 3D. Mentre questi ultimi sono ottimizzati per i giochi che sfruttano le librerie DirectX, una workstation mobile nasce per fornire una piattaforma ideale ai software di Cad/Cam/Cae (Computer Aided Design, Manufacturing, Engineering), che sfruttano principalmente le librerie OpenGL; poi a modellazione 3D, editing audio/video, elaborazione di immagini e a qualsiasi altro campo di impiego professionale che richieda un’ampia potenza di calcolo.
Naturalmente non basta un processore e un chip grafico veloce per fare una workstation portatile. Per essere tale deve avere dei particolari accorgimenti tecnici che la distinguono profondamente dalle altre categorie. Uno dei più importanti è la certificazione dei driver grafici da parte delle aziende produttrici di software. Questa è una prerogativa esclusiva delle famiglie di chip Nvidia Quadro e ATI FirePro, nate espressamente per l’utilizzo professionale.
Nel momento in cui un’azienda certifica il proprio software per una particolare versione di driver grafico, si ha la certezza e la garanzia che tale software funzionerà senza problemi. Non è un particolare da poco, specie per alcune suite software particolarmente complesse. Per fare un esempio, molti applicativi Avid per l’editing video funzionano esclusivamente con un chip grafico della famiglia Quadro e con una determinata release di driver.
Un secondo requisito imprescindibile è l’affidabilità . I materiali utilizzati e il processo produttivo sono più avanzati rispetto a un notebook normale, allo scopo di offrire la massima robustezza. Una workstation mobile è progettata per durare nel tempo e per sopportare un utilizzo non proprio delicato. Molto spesso queste macchine vengono usate sul campo, ad esempio in cantieri, officine, industrie o su vari mezzi di trasporto; devono essere in grado di resistere a urti, vibrazioni, polvere, infiltrazioni di liquidi, temperature estreme e shock meccanici. Le specifiche di funzionamento sono quindi più estese rispetto al normale, proprio per far fronte a eventi imprevedibili. Oltre all’affidabilità meccanica, le workstation portatili includono una serie di strumenti software per la sicurezza dei dati; nella totalità dei casi è possibile ripristinare il sistema operativo da Dvd-rom o da una partizione nascosta e sono presenti una serie di servizi per agevolarne la manutenzione, l’aggiornamento e la gestione centralizzata.
Il punto è che una workstation mobile, per essere definita veramente tale, deve funzionare (e funzionare bene) in ogni condizione possibile, anche se non prevedibile al momento. La possibilità di guasti deve essere ridotta al minimo e, nel caso in cui se ne verificasse uno, il frutto del proprio lavoro deve essere salvaguardato il più possibile. Tutti i modelli in commercio includono un sistema di protezione proattiva del disco basato su accelerometro: nel momento in cui il sensore registra un movimento anomalo dovuto a vibrazioni o a una caduta imminente, provvede a spostare le testine del disco in una posizione sicura, in modo da limitare i danni prima del verificarsi di un urto. Le tastiere sono sempre in grado di resistere al versamento accidentale di liquidi e i componenti interni sono più protetti dalle infiltrazioni di polvere.
Fin qui i vantaggi: tra gli inconvenienti possiamo segnare sicuramente il prezzo, ben più elevato rispetto alla media dei comuni notebook da ufficio. Spesso si passa all’acquisto di una workstation portatile dopo aver avuto brutte esperienze; è meglio valutare in anticipo qual è il valore del lavoro demandato al computer portatile e regolarsi di conseguenza. Altri elementi negativi possono essere a volte l’autonomia della batteria di serie, che inevitabilmente risente della potenza di Cpu e Gpu, o il peso spesso superiore alla media.
Il fattore display
I modelli attualmente in commercio sono dotati di display da 15 o 17 pollici. I primi hanno un peso intorno ai 3 kg, risoluzione dello schermo solitamente inferiore al full Hd e un’autonomia delle batterie intorno alle tre ore. Le workstation con display da 17″ sono più potenti perché il calore diventa un problema secondario: possono impiegare Cpu e chipset grafico che consumano di più e ovviamente più veloci. Spesso c’è spazio per un secondo disco, che si può usare anche in modalità Raid, e l’ampio display da 1.920 punti orizzontali è ottimo con le applicazioni di disegno, progettazione e fotoritocco. Però sono tanti anche gli svantaggi: l’autonomia della batteria si accorcia di parecchio, spesso a meno di due ore; il peso e gli ingombri crescono di molto diminuendo, se non impedendo del tutto, l’uso in mobilità e lontano dalla presa di corrente.
A nostro avviso il fattore di forma da 15″ è quello giusto per una workstation versatile e davvero portatile. Può essere ancora portata in giro e usata sulle ginocchia senza troppi problemi, al contrario dei modelli più grandi.
(Estratto dall’articolo pubblicato sul numero 239 – febbraio 2011)