Circa le potenzialità dell’intelligenza artificiale, vi abbiamo parlato in precedenza di come la stessa potesse essere implementata all’interno dei sistemi tecnologici a sostegno dell’operato delle autorità e, in particolare, delle forze dell’ordine: ma proprio a questo proposito, circa un’evoluzione di questo tipo in Italia, Ernesto Belisario ha voluto offrire un punto di vista tutt’altro che positivo.
L’avvocato, nonché esperto di diritto tecnologico, ha evidenziato infatti come per compiere questo tipo di rivoluzione, sia necessario dotare le forze dell’ordine di Open data relativi all’attività criminale, attraverso cui riuscire a sviluppare algoritmi predittivi con i quali riuscire ad individuare aree maggiormente esposte a fenomeni criminali.
Negli Stati Uniti, per esempio, la polizia di Pittsburgh può contare sull’uso di un algoritmo di questo tipo che raggruppa informazioni relative ai reati commessi, analizza i profili social di persone schedate ed altre informazioni utili: questa risorsa dovrebbe rendere la polizia “predittiva”, rendendo più “smart” la risposta delle forze dell’ordine alla criminalità .
Ernesto Belisario indica come, fino al 2004, i dati relativi ai crimini erano tutti cartacei, dopodiché, gli stessi sono stati digitalizzati, tuttavia, questo passo avanti non è sufficiente a gettare le basi per costituire una polizia davvero “predittiva”, giacché possono servire servizi come quelli che riescono a determinare l’incidenza di episodi criminali in una data area o altri dati simili.
Informazioni che possono essere disponibili tanto alle forze dell’ordine quanto ai cittadini, grazie al lavoro coordinato di un team di data scientist dedicato, che riesce a sviluppare soluzioni potenti, grazie come detto all’uso di Open Data e, quindi, di modelli analitici accurati, con il risultato che gli algoritmi per predire le attività criminali aiutano a rendere la polizia incisiva persino laddove avvengano riduzioni di personale, permettendo di impiegare meglio quello disponibile.