Credo che RIM, produttore del BlackBerry, non potesse sperare in una pubblicità migliore. Il neoeletto Presidente degli Stati Uniti d’America, quindi non esattamente l’ultimo arrivato, proprio non ne vuole sapere di “mollare” il suo adorato smartphone al momento di insediarsi alla Casa Bianca il prossimo 20 gennaio.
Ma facciamo un passo indietro per capire un po’ meglio le dinamiche di questo “tira e molla” tra Barack Obama e i servizi segreti americani. Innanzitutto, secondo il Presidential Records Act, tutta la corrispondenza del Presidente deve essere archiviata e resa pubblica su richiesta del Congresso. È una misura precauzionale entrata in vigore nel 1978 dopo lo scandalo Watergate quando Richard Nixon distrusse diversi documenti utili alle indagini. Inoltre il “sequestro” del suo BlackBerry è dettato da motivi di sicurezza. Per quanto lo smartphone di RIM possa essere sicuro, non esiste dispositivo al mondo a prova di hacker, né tanto meno di eventuali servizi segreti stranieri.
Intanto l’episodio dell’accesso non autorizzato alle informazioni di un suo vecchio cellulare a opera di alcuni dipendenti del provider telefonico Verizon Wireless segna un punto a favore dei servizi segreti. Ma Obama non si arrende, e durante una recente intervista rilasciata al network televisivo ABC News fa sapere che sta “negoziando” per trovare una soluzione che gli permetta di comunicare con il mondo esterno perché “una delle cose peggiori che può capitare a un Presidente è perdere il contatto quotidiano con la gente“.
Che dite, ce la farà il nuovo inquilino della Casa Bianca a spuntarla o dovrà dire addio per quattro, se non addirittura per otto anni, al suo inseparabile strumento di comunicazione?