Akamai è un’azienda statunitense che gestisce un’enorme rete per la distribuzione di contenuti via Internet (Cdn, Content Delivery Network): la sua piattaforma viene affittata dai clienti per veicolare qualsiasi genere di contento, come audio, video o software, scaricando il peso del traffico dai server principali. Grazie alla sua rete, Akamai serve i contenuti attraverso nodi posizionati più vicino al client, garantendo una banda più ampia e scalando automaticamente l’infrastruttura in base al traffico. Si stima che questa rete veicoli tra il 15 e il 30% di tutto il traffico generato su Internet: una posizione privilegiata per analizzare lo stato complessivo delle infrastrutture di connettività in tutto il mondo. Per questo Akamai pubblica report periodici in cui analizza la situazione e i progressi registrati. L’ultima analisi, diffusa da qualche settimana, fotografa la situazione italiana in chiaroscuro, con qualche segnale positivo che controbilancia solo in parte una situazione grave e stagnante.
L’analisi sulla penetrazione di Internet, calcolata in base al numero di indirizzi IP unici, colloca l’Italia al decimo posto, con un incremento del 4,2% rispetto allo scorso anno. Molto meno brillante è la posizione raggiunta nel numero di indirizzi IPv6, che in modo grossolano testimonia il livello di avanzamento tecnologico della rete: il misero 0,9% di indirizzi IPv6 (rispetto al totale) corrisponde alla cinquantunesima posizione in graduatoria. Questo risultato si riverbera nelle classifiche che analizzano la qualità della rete; la velocità media rilevata da Akamai per le connessioni provenienti dall’Italia è pari a 8,7 Mbps, con un incremento del 16% anno su anno che testimonia , da un lato, i progressi compiuti nell’ultimo periodo, e dall’altro la pessima situazione di partenza: questi valori collocano l’Italia al cinquantottesimo posto nel mondo, superati da quasi tutti i Paesi europei con le sole eccezioni di Croazia, Grecia e Cipro.
Anche le analisi sul livello medio delle connessioni offrono risultati analoghi: il 78% delle connessioni supera i 4 Mbps, con una tendenza addirittura negativa sia rispetto allo scorso anno (-0,7%) sia al trimestre precedente (-1,8%). Il 23% delle connessioni raggiunge i 10 Mbps, e il 10% supera i 15 Mbps; tutti dati che confermano la posizione di arretratezza nei confronti del resto d’Europa. L’unico piccolo barlume di speranza riguarda i tassi di crescita: rispetto allo scorso anno il numero di linee sopra i 15 Mbps è quasi raddoppiato (+97%), a testimonianza della crescente diffusione delle connessioni in fibra ottica o comunque ad altissima velocità . Qualcosa si muove, ma la strada da percorrere è ancora lunga, in particolare fuori dalle grandi città .