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Editoriale | Magazine

Verso un ambiente iperconnesso

Dario Orlandi | 5 Luglio 2017

Editoriale

Lo scorso 25 maggio Walt Mossberg ha pubblicato il suo ultimo editoriale per Recode prima di andare in pensione; il […]

Lo scorso 25 maggio Walt Mossberg ha pubblicato il suo ultimo editoriale per Recode prima di andare in pensione; il noto giornalista statunitense ha accompagnato l’evoluzione del settore It dal lontano 1991, ed è stato testimone della sua evoluzione. Per il futuro Mossberg prevede una progressiva diminuzione dell’importanza dei device che consentono l’interazione con la tecnologia, a favore di quello che definisce ambient computing: la tecnologia che alimenta i dispositivi smart presenti in numero sempre maggiore all’interno delle abitazioni, degli uffici e degli ambienti pubblici si sposterà  sempre più sullo sfondo, fino a scomparire del tutto.

Rimarrà  soltanto l’esperienza d’uso, l’accesso alle informazioni e ai servizi; l’infrastruttura tecnica sottostante diventerà  invisibile e sempre meno rilevante. La strada da percorrere, comunque, è ancora lunga: oggi bisogna preoccuparsi di ricaricare le batterie, aggiornare il sistema operativo e le App, garantire la protezione dai malware e così via. Anche i meccanismi di interazione sono mutati poco rispetto al passato: gli schermi touch rappresentano un notevole passo in avanti rispetto a mouse e tastiere, ma le interfacce più intuitive, come per esempio quelle vocali, non hanno ancora raggiunto un livello di maturità  soddisfacente, come chiunque abbia tentato di lavorare con Siri o Cortana ha potuto sperimentare.

L’intelligenza artificiale è in uno stadio embrionale, anche se tutte le principali aziende del settore stanno investendo moltissimo nelle tecnologie di machine learning e nei sistemi di interazione naturali, a partire dalla realtà  virtuale/aumentata e dal controllo vocale. Ma l’ambiente iperconnesso porta con sé anche problematiche nuove, soltanto accennate fino a oggi: come potremo garantire il diritto alla nostra privacy in un ambiente colmo di sensori e dispositivi capaci di registrare ogni azione, ogni parola, forse addirittura ogni pensiero? E come riusciremo a evitare che la criminalità  informatica sfrutti le nuove opportunità  per i suoi scopi?