Negli ultimi anni, i costi legati al cybercrimine sono aumentati in modo esponenziale: basti pensare che rispetto al 2016 la spesa correlata ai cyber attacchi è cresciuta del 23%, mentre rispetto al 2012 è cresciuta del 62%.
Questa mattina si è aperta l’edizione 2017 del CyberTech Europe, una due giorni romana in cui i più importanti esperti di fama mondiale della web security avranno modo di incontrarsi e confrontarsi sulle ultime innovazioni legate al settore della sicurezza. I dati riportati dallo Studio Accenture evidenziano una spesa media per le imprese pari a 11,7 milioni di dollari all’anno; il primato spetta agli Stati Uniti con più di 21 milioni di dollari, mentre in Italia il costo del cyber crimine è di 6,73 milioni di dollari. Si calcola un’impresa subisca in media 130 violazioni all’anno. Le società più colpite sono quelle che operano nei servizi finanziari e nel settore dell’energia, con un costo medio annuo che si aggira attorno ai 17,5 milioni di dollari. A crescere non sono solo i costi, ma anche il tempo necessario per risolvere le criticità e i danni arrecati: per rimediare a un attacco si calcola che siano necessari in media tra i 23 e i 50 giorni.
All’interno di questo contesto sarebbe dovuto intervenire oggi, in coda al panel di apertura, Eugene Kaspersky; la sua assenza è dovuta alla richiesta mossa dal Congresso degli Stati Uniti che lo ha convocato a Washington per una audizione legata alla richiesta che tutte le agenzie governative americane smettano di usare i software prodotti dalla sua azienda temendo dei legami con l’intelligence russa. Insomma, se fosse stato scritto da uno sceneggiatore l’inizio di questo Cybertech Europe 2017 non sarebbe stato così avvincente.
A fare le veci del CEO del Kaspersky Lab è intervenuto Sergey Novikov, Deputy Director e Global Research & Analysis Team che in circa quindici minuti ha presentato le attività dell’azienda, disegnando uno scenario mondiale delle principali minacce che dal web arrivano negli uffici, nelle industrie e nelle istituzioni.

Novikov ha sottolineato quelle che potrebbero essere le future minacce a cui dovremo far fronte, facendo emergere con particolare attenzione il tema legato al mondo dell’Internet of Things, che per l’occasione è stato trasformato nell’Internet of Threats.
L’internet delle minacce – traduzione di Internet of Threats – si basa su una teoria semplicissima: cosa accadrebbe se fossero milioni o miliardi i dispositivi il veicolo attraverso cui passeranno le minacce del futuro? proprio quei milioni e miliardi di dispositivi – dall’elettrodomestico evoluto al semplice gadget – che ogni giorni connettiamo senza troppi pensieri e scrupoli a ogni tipo di rete privata e pubblica e dei quali ci circondiamo in casa, in auto e in ufficio. 
Se fossero loro a subire un attacco ci ritroveremmo direttamente catapultati dentro un incubo, vedendo violati i nostri dati più sensibili e la nostra privacy. Qual’è lo scenario che ci si prospetta nei prossimi anni mentre la tecnologia dell’Internet of Things procede a passo svelto? Per ora non ci è dato saperlo, di sicuro da qui all’edizione 2018 della manifestazione qualche risposta sarà già arrivata. A iniziare da quanto accadrà nelle prossime ore a Washington, per esempio.