In seguito allo scandalo Cambridge Analytica, Facebook è finita nel mirino di tutti i garanti della privacy e delle organizzazioni che difendono i diritti degli utenti.
È noto che l’azienda di Menlo Park utilizzi da sempre sistemi automatici in grado di tracciare tutto ciò che gli utenti condividono pubblicamente sulla propria bacheca. Meno conosciuti sono invece i sistemi che monitorano lo scambio di messaggi privati su Messenger, che avrebbero l’obiettivo di verificare il rispetto degli standard della community attraverso scansione automatica di foto e link.
Su questo argomento, il CTO di Facebook Mike Schroepfer ha infatti dichiarato al Financial Times che la società ha cambiato il suo approccio alle minacce degli hacker. “Continueremo a proporre nuovi prodotti, ma prima di lanciarli sul mercato penseremo a tutti i possibili usi negativi e a come evitare questo tipo di comportamenti”.
Ma proprio poco prima della sua apparizione davanti al Congresso degli Stati Uniti, prevista per l’11 aprile prossimo, per rispondere alle domande dei legislatori “sull’uso e la protezione dei dati dei suoi utenti da parte dell’azienda”, Facebook ammette che la società ha segretamente cancellato i messaggi inviati su Messenger dal suo fondatore.
“Dopo che le mail della Sony Pictures sono state violate nel 2014, abbiamo apportato una serie di modifiche per proteggere le comunicazioni dei nostri dirigenti, limitando anche il periodo di conservazione dei messaggi di Mark Zuckerberg”, afferma un portavoce di Facebook in una dichiarazione a TechCrunch, che continua rassicurando di averlo fatto “nel pieno rispetto degli obblighi legali”.
La società non avrebbe però mai rivelato pubblicamente la rimozione di questi messaggi, cancellandoli in totale silenzio dalla casella di posta di Messenger del destinatario.
Gli utenti regolari del social network non sono in grado di effettuare un operazione del genere e i termini di servizio della società non comprendono una possibile rimozione di contenuto a meno che non violi gli standard della comunità.
Questa ultima rivelazione arriva in un momento delicato per quanto riguarda il controllo delle politiche sulla privacy e sulla protezione dei dati di Facebook, che starebbe infatti implementando alcune modifiche alla piattaforma per impedire che uno scandalo Cambridge Analytica accada di nuovo in futuro.