Redmond fa pubblicità al suo business cloud-dipendente parlando male della concorrenza, anche se la concorrenza sono le soluzioni “alternative” cucinate dalla stessa corporation. Il reparto marketing si prende troppe libertà?
Microsoft si è negli ultimi giorni resa protagonista di una proposta a dir poco bizzarra, un messaggio inequivocabile ma piuttosto discutibile: gli utenti dovrebbero usare i prodotti software di Redmond, ma solo se questi prodotti dipendono dal cloud computing o non fanno più parte dal retaggio di un passato che (si spera) non tornerà più.
La “settimana di libertà” del reparto marketing di Microsoft ha partorito la cosiddetta sfida dei gemelli, una campagna promozionale che mette in competizione tre diverse coppie di gemelli impegnati in task di produttività con Office. Un gemello usa Office 2019 mentre l’altro Office 365, ed è in quest’ultimo caso che i lavori vengono portati a termine molto più velocemente e con maggior efficienza.
Secondo Microsoft, la suite cloud-dipendente (che quando scade l’abbonamento blocca l’accesso ai file in modalità di sola lettura) offre un’esperienza di produttività nettamente superiore a quella della suite stand-alone, gli utenti dovrebbero abbandonare quest’ultima per gettarsi felici tra le braccia dei server remoti della corporation.
Microsoft fa concorrenza a se stessa e parla male dei suoi prodotti per far passare il messaggio che “cloud è bello” sempre e comunque, ma gli utenti non sembrano averla presa granché bene a giudicare dai commenti su YouTube e dai “non mi piace” collezionati dalla nuova campagna promozionale di Redmond.
I pericoli di Internet Explorer
Un altro recente consiglio non richiesto della corporation guidata dal “santone” del cloud Satya Nadella riguarda poi Internet Explorer, un browser che non dovrebbe più essere usato perché oramai rappresenta un “pericolo” per utenti e aziende. Finiti i tempi del monopolio di IE, Microsoft è ora impegnata a sposare gli standard – e addirittura un layout engine di terze parti come Chromium – e invita l’utenza a usare un browser moderno come Edge al posto dello storico IE.
Microsoft se la prende in particolare con quelle aziende che fanno ancora largo uso di IE per questioni di compatibilità, un approccio che costringe gli sviluppatori a conformarsi a tecnologie e standard Web risalenti al 1999. IE è ancora presente su Windows 10 perché c’è ancora chi ne ha bisogno, sostiene Microsoft, ma è tempo che tutte le categorie di utenti abbandonino questo approccio problematico – sul fronte del rispetto degli standard ma anche della sicurezza – per usare soluzioni Web moderne e alternative.
Quello che Microsoft evita accuratamente di citare, ovviamente, è che questo stato di cose deriva dalle decisioni prese dalla stessa corporation di Redmond: nei decenni passati IE è stato imposto come browser Web standard per i sistemi Windows, un monopolio di fatto che è stato più volte sanzionato dalle autorità antitrust e che ora la stessa multinazionale protagonista rigetta come un problema per l’intero mondo dell’IT. Più che marketing in libertà, in questo caso, occorrerebbe parlare di cattiva coscienza e pessimi consigli non richiesti.