Il costo delle unità di storage a stato solido si fa sempre più conveniente per effetto della “guerra dei prezzi” tra i produttori. Troppi chip NAND Flash in circolazione fanno male agli OEM, mentre gli utenti non possono che guadagnarne.
Entro la fine dell’anno in corso, i dischi a stato solido (SSD) potrebbero raggiungere un costo di 0,10 dollari per gigabyte. Un autentico record in negativo, certo non molto apprezzato dai produttori OEM mentre gli utenti potrebbero approfittare della convenienza per abbandonare definitivamente gli hard disk magnetici tradizionali.
A stimare il crollo del costo degli SSD è ancora una volta DRAMeXchange, società di “market intelligence” facente capo a TrendForce che ha parlato di un’industria dei chip NAND Flash – tecnologia alla base degli SSD usati nei PC, negli smartphone e altrove – sofferente a causa delle scorte eccessive. Troppi chip nei magazzini hanno costretto gli OEM a una vera e propria guerra dei prezzi, e gli utenti finali raccolgono i frutti con i costi degli SSD in caduta libera.
Il costo di 0,10 dollari per gigabyte alla fine del 2019 riguarda in particolare gli SSD da 512GB e 1TB, sostiene DRAMeXchange, con il primo modello destinato a prendere il posto dell’offerta “standard” di storage integrato sui PC OEM accanto agli ancor più convenienti modelli da 256GB. In forte crescita anche la popolarità dei dischi che usano una connessione PCIe (NVMe), visto che il prezzo è sostanzialmente identico alla corrispondente offerta su porta SATA.
Nel 2019 l’adozione complessiva degli SSD dovrebbe arrivare al 65%, dicono ancora gli analisti, seguendo un trend di riduzione dei prezzi finali che a onor del vero è già in corso da sei diversi trimestri (secondo trimestre dell’anno in corso incluso). Oltre all’eccesso di scorte in magazzino, dice DRAMeXchange, gli OEM pagano la contrazione di mercato nelle vendite di PC, smartphone e server.