Il protocollo NTP può essere sfruttato per “aggiustare” e tenere aggiornata l’ora di sistema anche su dispositivi e smartphone Android, sebbene il massimo delle funzionalità lo si ottenga solo effettuando il rooting dei suddetti dispositivi.
I server NTP e relativo protocollo di rete sono particolarmente utili per sincronizzare l’ora di un dispositivo consumer con il “tempo standard” scandito dagli orologi atomici accessibili in Rete. In Windows e altri sistemi operativi per PC è possibile gestire e specificare a totale piacimento dell’utente quale server sfruttare per sincronizzare automaticamente l’orario di sistema, mentre su Android è possibile ottenere più o meno lo stesso risultato utilizzando la app gratuita ClockSync.
Come sottolineato anche dagli sviluppatori della suddetta app, uno smartphone Android può di solito aggiornare in maniera automatica ora e fuso orario direttamente tramite la rete cellulare grazie alla tecnologia NITZ (Network Identity and Time Zone). Nei casi in cui tale meccanismo non fosse disponibile o non funzionasse come desiderato, e ci si ritrovasse dunque con un orologio di sistema costantemente sfasato rispetto all’ora generale, è possibile usare ClockSync e i server NTP per cercare di ovviare al problema.
Una volta installata e aperta per la prima volta, la app mostra una schermata autoesplicativa in cui vengono presentati l’orario degli orologi atomici remoti – valore riferito ai già trattati server dell’NTP Pool Project – l’orario del dispositivo Android dell’utente e la differenza (augurabilmente misurabile in pochi millisecondi) tra le due unità temporali.
Nascosta dietro il pulsante a tre puntini presente nella parte superiore destra dell’interfaccia, la funzionalità di sincronizzazione principale tra orologio atomico e orologio locale è generalmente inutilizzabile: come spiegato dalla app la prima volta che si sceglie la voce Synchronize
, l’aggiornamento automatico dell’orario necessita dello sblocco del dispositivo tramite rooting.
L’alternativa proposta da ClockSync – e trattata in questa guida – si chiama “rootless mode”, una modalità che necessita dell’intervento manuale da parte dell’utente per avviare la fase di sincronizzazione vera e propria. La modalità rootless si può abilitare direttamente dalla schermata informativa presentata da ClockSync oppure nella schermata delle impostazioni della app – accessibile tramite il summenzionato pulsante in alto a destra.
Una volta abilitato il rootless mode è possibile impostare ClockSync – sempre dalle impostazioni di cui sopra – per verificare automaticamente la differenza in secondi tra l’orologio locale e quello NTP remoto; nel caso in cui tale differenza fosse superiore alle attese, o qualora volessimo procedere immediatamente alla correzione, si può avviare la sincronizzazione per via manuale scegliendo ancora Synchronize dalle opzioni.
A questo punto ClockSync attiverà una notifica in sovraimpressione sulla schermata home o sul resto delle app Android, indicando il nuovo tempo “atomico” da impostare con tanto di conto alla rovescia (di default 60 secondi) al termine del quale l’orologio locale e quello remoto verranno sincronizzati. La notifica in sovraimpressione continuerà a essere presente – e a sincronizzare l’orario al termine del conto alla rovescia – finché non si farà click sulla voce corrispondente nelle Notifiche di Android.
Oltre alla sincronizzazione automatica e manuale dell’ora di sistema, le opzioni di ClockSync permettono di specificare l’uso di server NTP alternativi, di includere il fuso orario nelle procedure di sincronizzazione, di abilitare la sincronizzazione durante l’avvio del dispositivo e altro ancora. In modalità rootless, abilitare la “sincronizzazione automatica” limiterà l’azione della app esclusivamente al controllo della differenza di orario tra sistema locale e server remoti.
ClockSync include altresì una ricca selezione di FAQ riguardanti i server NTP, il funzionamento della app e argomenti correlati. Per quanto riguarda il funzionamento pratico del tool, infine, dobbiamo segnalare una certa instabilità e crash frequenti durante le prove effettuate sul dispositivo di test (Nokia 6.1). Crash che, con un po’ di buona volontà, non ci hanno comunque impedito di accedere alla procedura di sincronizzazione dell’ora esatta che rappresenta il vero “cuore” operativo di ClockSync.