Linden Lab ha venduto Sansar, erede spirituale di quel Second Life che negli anni passati ha scatenato una vera e propria isteria di massa nei mezzi di comunicazione generalisti che ne hanno parlato come se fosse il futuro di qualsiasi cosa. Sansar sarebbe dovuto essere altrettanto trendy e “rivoluzionario”, e invece la società che lo ha creato preferisce ora disfarsene per concentrarsi più prosaicamente sul business che ancora gli frutta qualcosa.
Secondo la vulgata mainstream connessa al fenomeno Second Life, oggi (o in futuro, comunque prestissimo) tutti dovremmo abitare nei mondi 3D ospitati sui server remoti di Internet, socializzare con fantocci 3D, acquistare modelli di case poligonali a prezzi osceni, lavorare e fare videoconferenze seduti in un ambiente virtuale H24. L’avatar è tutto, o meglio lo era perché alla fine Second Life non è diventato il futuro di niente.
Sansar sarebbe dovuto riuscire dopo Second Life ha clamorosamente fallito, con un focus dichiarato sugli eventi social, i concerti e altri incontri “live”; senza ovviamente dimenticare la possibilità di vivere la nuova esperienza dai propri occhi grazie al supporto ai caschetti VR. Il titolo non è ancora uscito in versione definitiva ma i giudizi di chi l’ha provato su Steam sono abbastanza chiari, e bocciano senza appello questa ennesima rivoluzione annunciata che non ha rivoluzionato granché.
Il “gioco” Sansar è un flop, quindi Linden Lab ha deciso di liberarsene passando la proprietà alla società di San Francisco Wookey Project. Chi è già invischiato in Sansar potrà continuare a spendere soldi sull’oggettume virtuale del social-mondo, rassicura lo sviluppatore, mentre la società ha deciso di focalizzare le sue energie esclusivamente su quel che rimane di Second Life e del provider di “economie virtuali” Tilia.