Negli ultimi anni i servizi Vpn hanno avuto una diffusione amplissima, anche in risposta alla crescente invasività delle tecniche di tracciamento e raccolta dei dati personali implementate da molti servizi online e (in alcuni Paesi) perfino dai provider di connettività. Inoltre, questi servizi garantiscono (o contribuiscono a garantire) la privacy della navigazione, la sicurezza dell’accesso ai siti personali quando ci si trova connessi a una rete non del tutto affidabile e il superamento dei recinti geografici che sono stati eretti dai portali di streaming per imporre il rispetto dei diritti di diffusione. Sono molti, quindi, gli scenari in cui un servizio Vpn può essere utile, prezioso o addirittura indispensabile; e tra i moltissimi provider sul mercato, ci sono diverse ragioni per valutare con attenzione l’offerta di CyberGhost.
Privacy sempre al primo posto
CyberGhost è disponibile dal 2011, ed è quindi un player storico del settore; nel corso del tempo ha visto un’evoluzione significativa nella sua offerta, fino a raggiungere la forma attuale, particolarmente ricca sotto diversi punti di vista. Innanzitutto da quello commerciale, poiché consente di coprire fino a un massimo di sette dispositivi: un valore davvero notevole e superiore alla media del settore. Da sottolineare sono anche alcuni dati statistici sull’infrastruttura, che è arrivata a comprendere oltre 6.000 server in 90 Paesi.
La copertura geografica si concentra, naturalmente, sulle destinazioni più gettonate, come gli Stati Uniti e l’Europa, ma si estende in maniera sorprendente anche verso destinazioni molto meno battute, come il continente africano, che spesso è trascurato quasi del tutto dai servizi Vpn commerciali. Non mancano neppure i server collocati in Paesi “difficili”, come la Russia o la Turchia, dove il controllo sulle comunicazioni via Internet è piuttosto serrato. Chi utilizza una Vpn le affida le proprie comunicazioni (e, in alcuni casi, anche l’incolumità personale), ed è quindi cruciale che l’azienda offra garanzie stringenti. Da sottolineare quindi che CyberGhost è basata in Romania, un Paese che è rimasto fuori dai principali accordi internazionali sulla sorveglianza (come quello dei cosiddetti 14 occhi).
Inoltre, CyberGhost ha rifiutato di attenersi alle regolamentazioni sulla conservazione dei dati dell’Unione Europea, dichiarandole incostituzionali poiché violano il diritto alla privacy e alla libertà d’espressione. Nel complesso, quindi, la legislazione e la giurisprudenza sono favorevoli, così come piuttosto rassicuranti sono anche le policy implementate dal servizio, che dichiara di non salvare alcuna informazione sulle attività dei suoi utenti. Durante l’installazione, il client domanda se si vuole accettare un’analisi statistica anonima dell’uso del servizio, per aiutare a dimensionare meglio l’infrastruttura, ma l’utente può scegliere liberamente (all’installazione o in qualsiasi momento successivo) se concedere queste informazioni oppure no.
Anche la gestione del rapporto commerciale è limitata allo stretto indispensabile: bisogna creare un account sul sito Web del servizio, ma i dati da inserire sono soltanto quelli necessari. Il servizio richiede anche un indirizzo email per le comunicazioni istituzionali, ma la sua validità non viene verificata (anche se può risultare utile in caso di problemi). Le forme di pagamento comprendono le piattaforme usuali, come carte di credito e Paypal, ma chi è preoccupato di mantenere l’anonimato può anche attivare l’abbonamento tramite Bitcoin.