Vediamo ora come il panorama in mutamento delle CPU può aiutare a sviluppare il fenomeno del cloud computing e quali possano essere le sue prospettive.
Con la necessità di gestire volumi di dati sempre maggiori, effettuare calcoli più rapidi e accedere a una memoria più ampia, il passaggio dai processori x86 da 32 bit verso la tecnologia x86 a 64 bit ha permesso alle aziende di tenere il passo con la richiesta di capacità . A questo è seguito un aumento nel numero di core, cosa che ha permesso di eseguire più compiti contemporaneamente in modo tale da evitare il sovraccarico dei singoli core. La tecnologia multi-core ha reso possibile un’informatica più veloce e dai consumi di energia inferiori.
Non solo si è passati dai processori dual-core ai quad-core fino a quelli con sei core, ma nel frattempo sono state sviluppate anche ulteriori funzionalità che consentono alla CPU di rilevare alcuni compiti precedentemente svolti dal software di virtualizzazione permettendo di velocizzare l’intero processo.
Le crescenti funzionalità della CPU hanno condotto a importanti vantaggi per gli utenti che intendono dotarsi di una strategia di cloud computing. In altre parole, la disponibilità di un server con processori a 4 o 6 core può aiutare a ridurre i consumi di energia e rendere più efficiente di conseguenza la macchina. Le moderne CPU sono predisposte alla virtualizzazione e sono progettate per infrastrutture dai forti carichi di lavoro, come quelle usate nei data centre o nel cloud computing. Il numero di server installati in un data centre o richiesto per il cloud computing può essere solitamente ridotto consolidando le macchine con una strategia di virtualizzazione, e i consumi di corrente degli stessi server possono essere tagliati a livello delle CPU. Utilizzando CPU a basso consumo si minimizza inoltre il calore generato dai processori stessi, alleggerendo quindi i requisiti di raffreddamento e la capacità delle ventole, per un ulteriore risparmio di energia e conseguentemente di denaro.
IDC ha previsto che la spesa IT a favore dei servizi di cloud computing crescerà di quasi il 300% entro il 2012 toccando un fatturato complessivo di 42 miliardi di dollari*. Man mano che la tecnologia progredisce possiamo già assistere a un modello di prezzo basato sull’utilizzo della potenza della CPU, e in futuro questo potrebbe prestarsi a una maggior condivisione della tecnologia all’interno degli ambienti cloud, laddove la maggioranza delle aziende potrebbe “affittare” l’utilizzo di CPU presso mega-server dotati di un numero pressoché infinito di core all’interno di giganteschi data centre.
Mantenendo elevata l’efficienza dei server e limitando il consumo di energia, le aziende che operano negli ambienti cloud potrebbero entrare in una nuova epoca nella quale l’informatica diventa un acceleratore di business e non più un semplice centro di costo.
* Fonte: “IDC Says Cloud Computing Is More Than Just Hype; Worldwide IT Spending On Cloud Services Expected To Reach US$42 Billion By 2012.”