La rete globale di super-sistemi ad alte prestazioni (HPC) arruolati contro il COVID-19 può contare su un consorzio capitanato dalle aziende hi-tech, il sistema di calcolo distribuito di Folding@home e le nuove super-macchine in via di realizzazione presso l’accademia statunitense. Donald Trump permettendo, a combattere la diffusione incontrollata dell’agente patogeno più pericoloso dall’avvento della Spagnola ci sarà ora anche il supercomputer Summit.
Entrato in funzione nel 2018, Summit è il sistema HPC attualmente più potente a disposizione degli Stati Uniti. Gestito dal Dipartimento dell’Energia (DOE) e installato presso l’Oak Ridge National Laboratory, Summit ha una capacità di calcolo massima teorica di 200 petaFLOPS – o 200.000 biliardi di calcoli in virgola mobile al secondo.
La potenza di Summit si unirà alle iniziativa già in essere per accelerare la ricerca contro il COVID-19. In particolare, dice il DOE, il super-sistema statunitense metterà a frutto la sua “insuperata capacità di analizzare enormi set di dati integrati” per estrapolare informazioni sui possibili trattamenti farmacologici contro il coronavirus.
Fin dall’inizio dell’anno, Summit era già stato impiegato nella ricerca sul COVID-19, mettendo a disposizione del Centro contro le malattie infettive americano (CDC) e l’OMS la potenza necessaria a modellare il comportamento e la struttura proteica del virus.