A cavallo del weekend per non disturbare troppo i mercati, Apple ha pubblicato un nuovo documento che descrive l’impegno della corporation per il rispetto dei diritti umani. Un rispetto che, come prevedibile per un colosso commerciale del genere, deve fare i conti con la necessità di non infrangere le leggi locali. Anche nei paesi in cui tali leggi vengono usate per la repressione e la censura.
Il documento di Apple sostiene che la corporation di Cupertino si impegna a rispettare i diritti di tutti, sia che si tratti di dipendenti, clienti finali, partner commerciali, impiegati o anche operai della catena di montaggio. Una policy che governa il modo in cui Apple “tratta chiunque”, e che dovrebbe rispecchiare l’idea positiva che Cupertino ha della tecnologia.
Apple dice di avere in particolare una tolleranza zero per la discriminazione e l’intolleranza, e di supportare la libertà di parola e di espressione che, secondo un’auto-glorificazione derivante dalla più pura e potente manifestazione della ideologia californiana, dovrebbe avvenire proprio attraverso i costosi gadget mobile commercializzati da Cupertino.
Apple rispetta i diritti umani, sostiene il nuovo documento ufficialmente sanzionato dal Consiglio di Amministrazione, ma la corporation rispetta anche le leggi locali qualunque esse siano. Anche quelle cinesi per Hong Kong, dove è in corso da anni una repressione sistematica e condotta alla luce del sole di qualsiasi tentativo di dissenso contro la dittatura comunista di Pechino.
In casi del genere, Apple sostiene che il “coinvolgimento” e il dialogo rappresentino la scelta migliore per promuovere quei (presunti) valori in cui Cupertino dice di credere così tanto. La libera circolazione delle informazioni è cruciale per una società aperta, ma Hong Kong al momento è tutto fuorché “aperta”. Con o senza iPhone.