Negli ultimi mesi, Windows 10 è stato uno degli argomenti più caldi nel settore dell’information technology; l’ultimo nato in casa Microsoft ha rivoluzionato consuetudini ormai consolidate nel corso di decenni, modificando le abitudini di oltre 350 milioni di utenti in tutto il mondo. L’azienda di Redmond ha lavorato intensamente sulle novità e sugli aggiornamenti per il suo sistema operativo; e oggi, a poco più di un anno dalla data di lancio della prima versione, è finalmente pronto l’Anniversary Update, un aggiornamento molto significativo che coinvolge la gran parte delle funzioni più importanti di Windows. Entro qualche settimana, o al più qualche mese, la nuova release entrerà nella vita quotidiana di tutti gli utenti di Windows 10: scopriamo insieme le novità principali su cui Microsoft ha lavorato negli ultimi mesi.
di Dario Orlandi
L’inizio di agosto rappresenta in qualche modo il vero “debutto in società ” per Windows 10, che ha potuto beneficiare di un’offerta lunghissima e senza precedenti da parte di Microsoft: durante tutto il primo anno dal lancio ufficiale del sistema operativo (che, ricordiamo, è stato distribuito ufficialmente il 29 luglio dello scorso anno), infatti, gli utenti privati di Windows 7 e Windows 8 hanno potuto aggiornare la loro installazione al nuovo Windows 10 in maniera gratuita. Immaginiamo che questa notizia non colga nessuno di sorpresa: già da aprile 2015, Microsoft ha infatti iniziato a reclamizzare l’offerta di aggiornamento gratuito, con strumenti sempre più pressanti. La campagna GWX (Get Windows 10) ha causato molte polemiche proprio per l’insistenza con cui l’azienda ha continuato a offrire l’aggiornamento a Windows 10, anche a coloro che avevano declinato la prima proposta (e poi la seconda, la terza e così via). Microsoft ha tentato tutte le strade, anche le più discutibili: download automatici del pacchetto di installazione, finestre di dialogo che non sembravano offrire alcuna opzione per fermare l’aggiornamento (i due pulsanti recitavano Aggiorna subito e Aggiorna questa notte), e infine un messaggio a tutto schermo che nascondeva il contenuto del desktop. Alcuni utenti si sono perfino visti aggiornare automaticamente il sistema operativo senza aver mai autorizzato l’upgrade; in realtà Microsoft ha incolpato un bug per l’accaduto, e ha risarcito generosamente i clienti che hanno denunciato il problema. Ma ora l’anno di grazia è trascorso, e l’offerta è terminata; chi ha voluto e potuto aggiornare il suo sistema operativo è ormai un utente di Windows 10, e chi non l’ha ancora fatto probabilmente dovrà pagare per ottenere il nuovo Os. Come in passato, però, le vendite retail di Windows saranno piuttosto scarse: quasi tutti gli utenti, infatti, acquistano il sistema operativo insieme a un nuovo computer; le licenze Oem sono una fonte di introiti per Microsoft che non è mai venuta meno neppure durante l’anno appena trascorso. Qual è stato, dunque, l’obbiettivo di questa lunga offerta promozionale? Secondo gli analisti più attenti, lo scopo di Microsoft era triplice, e le statistiche di adozione mostrano come gli obbiettivi siano stati in gran parte raggiunti. Innanzi tutto, com’è evidente, l’offerta di aggiornamento gratuito ha spinto molti utenti ad adottare Windows 10 nel giro di pochi mesi dal lancio, contribuendo a incrementare la base installata in maniera significativa. Secondo i dati resi pubblici dall’azienda di Redmond alla fine dello scorso mese di marzo, Windows 10 ha mostrato la maggiore velocità di adozione nella storia di Microsoft, sia nel segmento consumer (quello interessato dall’offerta di aggiornamento gratuito) sia in quello enterprise.
Questo secondo dato, in realtà , contiene una piccola mistificazione: se è vero che Windows 10 ha mostrato una penetrazione migliore nel segmento enterprise, è anche vero che tradizionalmente gli uffici tecnici delle aziende sono cauti nell’adozione di ogni nuova versione di Windows, e quindi anche numeri piccoli possono battere i record stabiliti in precedenza. Il secondo obbiettivo dell’offerta di Microsoft è stato… Windows 7: questo sistema operativo, infatti, è ancora molto diffuso anche se è sul mercato da ormai quasi 8 anni ed è entrato nella fase finale del suo ciclo di vita. La data di pensionamento è stata fissata per il 14 gennaio 2020, e Microsoft sta cercando di evitare a tutti i costi una situazione caotica come quella che ha accompagnato l’uscita di scena di Windows XP. Il terzo obbiettivo, invece, è ancora piuttosto lontano: con una dichiarazione ambiziosa, alcuni importanti esponenti di Microsoft avevano affermato di puntare al miliardo di installazioni attive entro due o tre anni dal lancio (ve ne avevamo dato conto a suo tempo). Le ultime cifre fornite da Microsoft, alla fine di giugno, parlano di 350 milioni di dispositivi attivi; la proiezione di questi dati ha portato Yusuf Mehdi, Corporate Vice President del Windows and Devices Group, a rivedere le stime iniziali: l’azienda è ancora convinta di raggiungere il traguardo del miliardo di device, ma difficilmente questo accadrà prima della fine dell’anno fiscale 2018. Un’analisi più approfondita dei dati relativi alla penetrazione di Windows 10 ha permesso di identificare le responsabilità di questa revisione delle stime: in parte è dovuta al rallentamento, leggero ma continuo, delle vendite di nuovi Pc (una tendenza in atto ormai da anni); ma i responsabili principali sono senza dubbio gli smartphone. Windows 10 è nato come un sistema operativo multi-piattaforma, che può girare su un’ampia varietà di dispositivi: dalle enormi lavagne interattive Surface Hub alle console Xbox One, dai computer fino agli smartphone. E proprio questi ultimi hanno fatto mancare i numeri alla crescita complessiva: i modelli basati su Windows 10 sono pochi ancora oggi, e non hanno avuto la diffusione attesa. Direttamente collegato al numero di installazioni attive è l’ultima grande incognita che incombe sul futuro di Windows 10, e in parte della stessa Microsoft: il Windows Store è ancora molto indietro rispetto ai market dedicati ad iOS e Android. La situazione non è più desolante come un anno fa: alcuni grandi servizi hanno finalmente realizzato App Windows Universal (per esempio Netflix e Facebook), ma il numero di App disponibili e la loro qualità media sono ancora troppo basse per rappresentare una reale alternativa allo strapotere dei due leader nel settore. (…)
Estratto dall’articolo pubblicato di PC Professionale di agosto 2016