L’argomento è caldo e sul web sembra che ormai non si parli d’altro. Ogni giorno si potrebbe riempire la homepage di un sito o la prima pagina di un giornale cartaceo. Di cosa stiamo parlando? Delle “bufale”, note anche come fake news. Ma chi (o cosa) si cela dietro alla diffusione di queste false notizie che sempre più spesso, se non prontamente smascherate, rischiano di destabilizzare il normale flusso dell’informazione? perché vengono create e immesse nel web? A chi fanno comodo? A tutte queste domande e a molte altre curiosità tecniche cercheremo di rispondere con questo articolo, partendo da quella che è in assoluto la prima domanda.
La domanda spiazza per la sua semplicità, ma la risposta, potrete intuirlo, è incredibilmente complessa. Per iniziare a rispondere e a contestualizzare il tema è necessario fare un piccolo esercizio mnemonico e tornare con la mente allo scorso novembre, quando nel giro di una settimana si sono rincorse una serie di fake news – e di notizie sulle fake news – da manuale.
C’è stata prima di tutto la nazionale di calcio italiana che non si è qualificata per i mondiali; dopo neanche 24 ore sui social è iniziata a rimbalzare la notizia che: L’Italia potrebbe essere clamorosamente ripescata! Ovviamente bastava aprire l’articolo per leggere una non-notizia in cui si scriveva banalmente che se una delle nazioni qualificate fosse scoppiata una guerra o fosse successo qualcosa di talmente grave da non consentirne la partecipazione l’Italia, grazie al suo ranking FIFA, sarebbe stata la prima delle nazionali ripescate. Non una “vera” fake news è vero, ma una non-notizia costruita con gli stessi meccanismi di una bufala e soprattutto con lo stesso identico scopo: far aprire il link, generare traffico sul proprio sito e guadagnare dei soldi.
Nella stessa settimana in cui l’Italia diceva addio ai sogni mondiali faceva abbastanza rumore la fake news che ha “tradito” Mattia Feltri nel suo Buongiorno in cui, rilanciando la notizia presa da un giornale locale, parlava di una sposa bambina musulmana “data” a un uomo di 45 anni. E poi ancora, pochi giorni più tardi sul web impazzano la foto di Maria Elena Boschi, di Laura Boldrini e di altri vertici DEM ritratti mentre durante i funerali (mai tenuti) del boss Totò Riina. In quest’ultimo caso è stato un account falso a mettere in rete una falsa notizia che ha però generato migliaia di condivisioni reali.
La situazione è complessa e potrebbe anche peggiorare. Sempre a fine novembre un editoriale del New York Times avrebbe definito l’Italia un Paese ad alto rischio fake news. Un rischio talmente alto che secondo la testata d’oltre oceano potrebbe addirittura mettere a repentaglio il regolare svolgimento delle prossime elezioni politiche. (… continuate a leggere sul numero 322 di PC Professionale)