Fino a sei mesi era ancora lecito nutrire qualche dubbio sul fatto che il mining delle criptovalute avrebbe generato distorsioni durature nel mercato consumer dell’hardware informatico. Oggi non ci interroghiamo più sull’esistenza di questa distorsione, ma ci chiediamo se l’effetto negativo che osserviamo per l’utente finale sia un transitorio destinato a normalizzarsi in poco tempo oppure a perdurare per mesi o anni. Al centro dell’attenzione ci sono le schede grafiche: le Gpu sono infatti unità di calcolo che possono essere sfruttate in modo proficuo per ottenere criptovaluta. Bastano poche ricerche sull’andamento del mercato delle schede grafiche per accorgersi che le oscillazioni di qualche mese fa hanno determinato un assestamento dei prezzi con rialzi percentuali in doppia cifra: nei casi migliori una scheda grafica costa fino al 30% in più del suo prezzo standard, ma è frequente imbattersi in prodotti il cui prezzo ha subito un aumento fino o addirittura oltre il 50%.
La fame di hardware per il mining ha portato i produttori a sviluppare schede madri e grafiche ottimizzate per questo scopo. A poco o nulla è servita la presa di posizione di Nvidia che tramite il suo CEO ha dichiarato di aver dato indicazioni ai distributori e ai rivenditori per non penalizzare gli utenti finali e in modo particolare i videogiocatori. Ma come agireste se foste un rivenditore con richieste per blocchi di cento schede grafiche e se aveste la possibilità di battere il prezzo a fronte di clienti disposti ad acquistare a ogni costo? Domanda banale, ma che riflette molto bene il panorama odierno.
In questo frangente le leggi del mercato si fanno sentire con tutta la loro forza: la domanda è molto alta e l’offerta si adegua per massimizzare i profitti. Un utente comune che desidera acquistare una scheda grafica deve quindi confrontarsi con soggetti disposti a tutto pur di entrare in possesso non di una, ma di decine di schede grafiche a qualunque prezzo (o quasi).
Se lasciamo da parte coloro che investono in hardware specializzato per il mining delle criptomonete – asic ottimizzati e non schede grafiche – rimane una grande fetta di soggetti che, per curiosità o con la speranza di un introito extra, si avvicinano al mining con soluzioni tradizionali e che assemblano sistemi multi Gpu con lo scopo di riuscire a cavalcare la nuova “corsa all’oro digitale” con una spesa contenuta.
Il risultato è che schede come la Radeon Vega 64 che abbiamo provato in questo numero è piazzata sul mercato a un prezzo “scontato” di circa 1.000 euro contro i quasi 1.300 euro del prezzo pieno. La beffa? Il prezzo consigliato dal produttore è di 766 euro Iva inclusa. Che vi piaccia o no questo è il momento meno indicato per acquistare una scheda grafica: se vi serve o se la desiderate sappiate che pagherete a carissimo prezzo un componente hardware destinato a diventare obsolescente in poco tempo.