In Cina è già partita la produzione di Dhyana, una nuova serie di CPU x86 progettate e destinate esclusivamente al mercato locale. A fornire la proprietà intellettuale dello standard x86 è AMD, che a quanto pare è riuscita a rispettare i patti con Intel per la concessione in licenza dei “segreti” più intimi della tecnologia informatica per antonomasia.
I chip Dhyana sono infatti il frutto di una joint venture già annunciata da AMD nel 2016, un accordo intricato con realtà economiche locali che includono aziende pubblica e private, l’Accademia Cinese delle Scienze e l’immancabile influenza del governo comunista di Pechino.
Stando all’accordo, la corporation di Sunnyvale fornirà la proprietà intellettuale della tecnologia x86 ai suoi partner cinesi ma senza “vendere” loro i design definitivi dei suoi chip; di fatto, le CPU Dhyana sono talmente simili ai chip EPYC – CPU server “next-gen” di AMD basata su microarchitettura Zen – che gli sviluppatori del kernel Linux hanno identificato gli ID dei produttori e le famiglie di chip come le uniche differente concrete tra le due offerte.
La joint venture avviata nel 2016 ha già permesso ad AMD di incassare 293 milioni di dollari, e le vendite future dei nuovi chip – già in produzione – dovrebbero garantire alla corporation ulteriori ricavi dalle royalty in base al numero di unità vendute. Una prospettiva a dir poco allettante, visti i numeri potenziali dello sterminato mercato interno cinese.
AMD avrebbe insomma messo a segno un autentico “colpaccio”, per di più in piena sintonia con l’iniziativa Made In China 2025 che vuole promuovere lo sviluppo di una tecnologia “autoctona” con investimenti e incentivi per la produzione di chip locali. Intel dovrà insomma cominciare a preoccuparsi, così come saranno tutte da valutare le reazioni di un nuovo presidente americano (Donald Trump) apparentemente intenzionato a portare fino alle sue estreme conseguenze la guerra dei dazi con la Cina.