La corporation statunitense non sembra intenzionata a condividere i segreti dell’architettura Zen 2 con il consorzio cinese che produce i chip Dhyana. Un’altra conseguenza della guerra dei dazi scatenata da Donald Trump contro la Cina?
AMD ha da tempo stretto un accordo a suo modo storico con un consorzio noto come Tianjin Haiguang Advanced Technology Investment Co. (THATIC), iniziativa a cui partecipano aziende pubbliche e private, l’Accademia Cinese delle Scienze e altre importanti realtà tecnologiche cinesi con l’obiettivo finale di realizzare chip x86 specificatamente pensati per il mercato locale.
I primi frutti della partnership AMD-THATIC sono arrivati nel 2018 con la realizzazione dei primi modelli di Dhyana, CPU x86 di classe server praticamente identiche alla controparte americana commercializzata da AMD (EPYC) a esclusione del numero identificativo interno. Dhyana è un chip basato su architettura Zen, e a quanto pare non ci sarà alcuna nuova versione in grado di sfruttare le capacità avanzate della nuova architettura Zen 2.
Il CEO di AMD Lisa Su ha infatti confermato che la partnership con il consorzio cinese è limitata alla tecnologia Zen di prima generazione, e che al momento non sono previsti ulteriori “trasferimenti di tecnologia” con la condivisione delle proprietà intellettuali connesse alla produzione di CPU Zen 2. Buona parte del lavoro che ha portato alla realizzazione di Dhyana è avvenuto sul fronte della joint-venture cinese, ha rivelato Su.
La debole giustificazione di AMD su quella che, di fatto, è l’interruzione annunciata di una collaborazione destinata a garantire un flusso costante di ricavi per la corporation di Santa Clara, nasconde forse una verità molto più chiara collegata alla guerra dei dazi attualmente in corso tra USA e Cina. Anche AMD sarebbe stata insomma costretta a obbedire all’ordine esecutivo di Donald Trump che mette in mora la condivisione di tecnologia con il paese asiatico, una mossa finora diretta soprattutto a mettere in ginocchio Huawei.