Mark Zuckerberg aveva confermato la creazione di una piattaforma unificata che dovrebbe offrire una maggiore protezione per le conversazioni private. Alcuni utenti statunitensi hanno notato la comparsa di un popoup nell’app Instagram che preannuncia l’inizio dell’integrazione con Facebook Messenger. Il piano che prevede la “fusione” dei servizi (anche WhatsApp) era stato annunciato circa un anno fa.
Facebook Messenger è stata disaccoppiata dall’app principale nel 2014. Instagram è stata acquisita nel 2012 per un miliardo di dollari. WhatsApp è stata invece acquisita nel 2014 per 19 miliardi di dollari. I tre popolari servizi sono sempre rimasti separati (tre app e tre infrastrutture distinte), ma l’azienda di Menlo Park ha pianificato l’unificazione delle piattaforme in modo da garantire l’interoperabilità. Le prime informazioni risalgono a gennaio 2019, quando Facebook ha rilasciato una dichiarazione al New York Times, affermando che l’obiettivo è offrire una migliore esperienza di messaggistica attraverso l’unificazione delle tre reti (Messenger, Instagram e WhatsApp).
La creazione di un’unica infrastruttura è un compito piuttosto impegnativo che richiede diversi anni di sviluppo. Il lavoro è reso più complicato dall’aggiunta della crittografia end-to-end (oggi presente solo su WhatsApp) anche a Messenger e Instagram. Alcuni utenti statunitensi hanno notato un avviso nell’app Instagram per Android e iOS che comunica l’arrivo di “un nuovo modo per inviare i messaggi”. Oltre ad un’interfaccia più colorata ci sono le reazioni con emoji, le risposte con swipe e soprattutto la possibilità di chattare con gli amici di Messenger.
Dopo aver aggiornato l’app, toccando il pulsante nella schermata, l’icona dei messaggi (Instagram Direct) viene sostituita dal logo di Facebook Messenger. La funzionalità non è al momento attiva (non è possibile inviare messaggi da Instagram a Messenger), ma è evidente che la fusione dei servizi prosegue come previsto. Si deve però attendere un’eventuale approvazione da parte delle autorità antitrust che potrebbero bloccare l’operazione se considerata lesiva della concorrenza.