L’evoluzione nel mondo in cui gli utenti fruiscono della musica, ha conosciuto tappe storiche: dopo l’arrivo dei CD e degli Mp3 ora l’interesse del mondo discografico è concentrato principalmente sulle piattaforme di streaming musicale, dove milioni di persone ascoltano brani da servizi come Spotify e YouTube, ma anche Apple Music e Amazon Prime, che si danno battaglia a suon di promozioni su un mercato molto competitivo.
Proprio a questo proposito, però, una recente proposta della società di Tim Cook rivolta al Copyright Royalty Board per rivedere il meccanismo dell’attribuzione delle royalty, se venisse accolta da questo organo che si occupa di stabilire la remunerazione a favore dei titolari di copyright, potrebbe rivoluzionare il panorama degli operatori della musica in streaming, andando a colpire in particolare Spotify e YouTube.
La società di Cupertino vorrebbe cambiare il sistema, rendendolo meno complesso e, nello stesso tempo, in grado di assicurare introiti maggiori a chi detiene i diritti di autore: questi maggiori oneri andrebbero a colpire principalmente coloro i quali gestiscono streaming musicali gratuiti sostenuti dagli introiti pubblicitari, riducendo ulteriormente i margini operativi.
Il Copyright Royalty Board dovrà quindi stabilire il livello delle royalty per il periodo compreso tra il 2018 e il 2022. Se la proposta avanzata da Apple fosse accolta, il costo per 100 riproduzioni in streaming di un brano arriverebbe a 9.1 centesimi di dollari, un incremento importante rispetto a quanto viene offerto con le royalty attuali.