Le aziende americane provano a convincere Washington a cancellare il nome di Huawei dalla lista dei soggetti messi al bando dal mercato USA, mentre da Pechino arrivano le prime stime ufficiali sui potenziali danni derivanti dalla guerra dei dazi decisa da Trump.
La decisione di Donald Trump di mettere al bando Huawei dal mercato statunitense nell’ambito della guerra dei dazi con la Cina? Un disastro economico che avrà gravi ripercussioni sia in Asia che negli USA. Lo confermano le aziende americane, e lo conferma Huawei stessa che calcola in miliardi di dollari l’impatto del ban nel corso dei prossimi anni.
Stando alle indiscrezioni di Reuters, i produttori di chip americani stanno disperatamente provando a convincere Washington che eliminare Huawei dal business tecnologico non conviene a nessuno: Intel e Xilinx hanno avuto contatti con il Dipartimento del Commercio per cercare di convincere l’Amministrazione Trump a tornare sui propri passi, così come hanno fatto Qualcomm (produttore dei popolarissimi chip/SoC Snapdragon) e altri nomi noti del settore.
Le aziende non entrano nel merito della guerra al 5G cinese – secondo molti osservatori il vero nocciolo della questione Huawei – ma evidenziano come la corporation cinese abbia acquistato, nel solo 2018, 11 miliardi di dollari di componentistica di provenienza americana. Una cifra inesorabilmente destinata a svanire, se il bando continuerà a essere in vigore anche nel prossimo futuro.
Secondo gli standard occidentali, Huawei è una corporation non proprio tradizionale visto che può contare sull’appoggio più o meno occulto di membri importanti della dittatura comunista di Pechino. L’azienda non è insomma a rischio fallimento e non lo sarà forse mai, ma secondo il CEO Ren Zhengfei gli azionisti dovranno aspettarsi un crollo nei ricavi di 30 miliardi di dollari entro i prossimi due anni. Nel 2021 Huawei sarà però “rinata” con o senza la tecnologia made-in-USA.