Brave è il browser alternativo che usa la pubblicità non invasiva per autofinanziarsi, un software di navigazione che prova a differenziarsi in un mercato sempre più inflazionato proponendo prestazioni migliorate e, buon ultima, l’integrazione con il servizio Wayback Machine per rendere più accessibile il Web cancellato o censurato alla fonte.
Wayback Machine “fotografa” lo stato dei siti Web in un momento specifico nel tempo, archiviando poi i dati a futura memoria grazie ai capaci server dell’Internet Archive (IA). IA e Brave hanno ora stretto una partnership che prevede il supporto “nativo” delle funzionalità della Wayback Machine nell’ultima versione disponibile del browser indipendente.
![Brave + Wayback Machine](https://www.pcprofessionale.it/wp-content/uploads/2020/02/Brave-Wayback-Machine-640x155.jpg)
L’Internet Archive sottolinea l’importanza della partnership nel rendere il Web pubblico più accessibile e meno dipendente dagli umori politici del momento, e per evidenziare l’utilità di Wayback Machine viene citata la pagina della Casa Bianca sui cambiamenti climatici cancellata dopo la calata a Washington del negazionista newyorkese Donald Trump. Tale pagina non è più accessibile sul server originale ma è stata conservata tra la cronologia dell’Internet Archive.
Grazie a Wayback Machine, gli utenti di Brave dovrebbero essere parzialmente immuni dalla proliferazione di errori 404 con le pagine Web inaccessibili, e l’integrazione con il servizio permetterà al browser di trattare anche gli altri messaggi di stato previsti dal protocollo HTTP come 410, 451, 500, 50x e 52x. L’integrazione di Wayback Machine è attiva da Brave 1.4, versione del browser già scaricabile dal sito ufficiale.