CCleaner è uno dei quei software di utilità che vengono regolarmente consigliati come strumenti indispensabili per una buona manutenzione del PC (Windows), ma le ultime scelte degli sviluppatori gettano un’ombra sul futuro del tool. Ora CCleaner raccoglie continuamente informazioni sul sistema dell’utente comunicandole ai server remoti, e non esiste al momento un modo per bloccare o disabilitare questo monitoraggio.
A far discutere è in particolare l’ultima iterazione di CCleaner, la 5.45, che secondo la cronologia di versione si limiterebbe a qualche bugfix e all’aggiunta di un “rapporto più dettagliato per i bugfix e i miglioramenti del prodotto”. Il “rapporto dettagliato” si riferisce alla funzionalità di monitoraggio attivo integrata nel programma, che a quanto pare non può più essere disabilitata dall’utente.
Se si prova a cambiare la configurazione, infatti, al prossimo riavvio l’opzione di monitoraggio risulta ancora una volta abilitata. Sulla versione gratuita di CCleaner 5.45 non esistono più controlli individuali per la privacy, e quel che è peggio non sembra esserci la possibilità nemmeno di chiudere normalmente il software: l’unica alternativa per uscire da CCleaner – e di conseguenza interrompere il monitoraggio attivo – è la terminazione manuale del processo corrispondente.
Piriform ha evidenziato come il monitoraggio (anonimo) del sistema permetta a CCleaner di migliorare il funzionamento del software individuando più facilmente bug e problemi con l’interfaccia, ma è evidente che il comportamento dell’ultima release abbia sollevato bel più di una lamentela. Ora la società promette di agire in base al feedback ricevuto dai suoi utenti, in particolare separando il monitoraggio per la pulizia del sistema da quello per lo stato e l’utilizzo del PC a scopo “migliorativo”.
Il nuovo incidente di CCleaner 5.45 evidenzia ancora una volta quella che sembra essere una parabola discendente inarrestabile: Piriform è da tempo diventata una sussidiaria di Avast, una corporation dalle dimensioni e dagli interessi ben poco “indie”, ed è oramai passata alla storia la compromissione del network interno della società che nel 2017 ha portato alla distribuzione di una versione malevola del tool di manutenzione.