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I colossi dell’hi-tech denunciati per lo sfruttamento del lavoro minorile nelle miniere di cobalto

Alfonso Maruccia | 19 Dicembre 2019

Hardware

Apple, Google, Microsoft, Dell e Tesla vengono accusati di sfruttare il lavoro minorile illegale nelle miniere del Congo per l’estrazione […]

Apple, Google, Microsoft, Dell e Tesla vengono accusati di sfruttare il lavoro minorile illegale nelle miniere del Congo per l’estrazione del cobalto. I piccolo lavoratori sfruttati hanno subito incidenti anche mortali, e nessuno ha mai risarcito le famiglie.

14 famiglie congolesi rappresentate da International Rights Advocates (IRA) vogliono portare alla sbarra i colossi dell’hi-tech, colpevoli secondo le accuse di sfruttare e favorire il lavoro minorile in Congo per portare avanti l’estrazione del cobalto necessario alla produzione dei gadget elettronici moderni. A parole tutti si dicono contrari allo sfruttamento dei minori, accusano gli avvocati, ma nei fatti il business dell’estrazione del cobalto è più vivo, illegale e pericoloso che mai.

La causa intentata da IRA chiama direttamente in causa Apple, Alphabet (cioè Google), Microsoft, Dell e Tesla, corporation che secondo le accuse erano e sono ben consapevoli di quello che succede nello stato africano responsabile della produzione del 60-70% di tutti il cobalto del mondo. Le famiglie rappresentate dagli avvocati internazionali parlano di bambini sfruttati, feriti, paralizzati, mutilati e uccisi negli incidenti minerari, e tutto solo per essere pagati 2 dollari al giorno per lavorare in condizioni estremamente pericolose e faticose.

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Principale responsabile delle condizioni schiaviste di lavoro delle piccole vittime sarebbe Glencore, società proprietaria della maggioranza delle miniere di cobalto nel Congo. Il minerale è un componente essenziale per la produzione di batterie agli ioni di litio, un metallo raro per cui le aziende di settore sono evidentemente disposte a soprassedere sulle loro stesse politiche interne.

Le grandi corporation accusate da IRA dicono infatti di impegnarsi contro lo sfruttamento del lavoro minorile in giro per il mondo, ma nella pratica erano (e sono) pienamente consapevoli delle condizioni a cui sono sottoposti i piccoli lavoratori congolesi intrappolati nel sottosuolo delle miniere di Glencore. Le famiglie sono ora alla ricerca di un giusto risarcimento per le condizioni di lavoro forzato, per le ferite invalidanti e per la morte dei piccoli lavoratori caduti vittima del business del cobalto nel Congo.