Il primo processore Ryzen ha debuttato ufficialmente lo scorso 2 marzo, portando una ventata di novità che si è propagata nei cinque mesi successivi fino ad arrivare oggi. Siamo alle porte del mese di agosto e in cinque mesi l’azienda si Sunnyvale ha messo in campo i processori Ryzen 7 di fascia alta, i Ryzen 5 di fascia intermedia (alcuni hanno fatto registrare vendite da vero must buy) e, ora, i Ryzen 3 per il segmento più economico del mercato. Una famiglia di prodotti completa – quasi visto che manca ancora il vero top di gamma Ryzen Threadripper – che ha dimostrato di avere le carte in regola per contrapporsi in modo efficace ai prodotti della famiglia Core di Intel. L’introduzione dell’architettura Zen ci ha restituito una Amd estremamente competitiva e con un portafoglio di processori dotati di un’architettura che scala da 4 a 8 core fisici e con supporto all’esecuzione di due thread in simultanea. Nella tabella trovate le principali caratteristiche dei processori Ryzen disponibili oggi in commercio.
Con l’introduzione dei primi due modelli Ryzen 3 – 1300X e 1200 – l’offerta mainstream di Amd è in grado di coprire un bacino davvero ampio di utenti.
Entrambi i modelli Ryzen 3 utilizzano un’architettura quad core identica a quella presente sui modelli Ryzen 5, ma perdono il supporto alla tecnologia SMT (Simultaneous Multi Threading), ovvero quella che permette di eseguire due thread per ciascun core.
Il prezzo per entrare in possesso dei nuovi Ryzen 3 è rispettivamente di 115 euro per la versione 1200 e di 136 euro per il modello 1300X. Il prezzo è davvero allettante per chi cerca un processore per un sistema economico in quanto entrambi i modelli dispongono di quattro core fisici. Ciò significa che i quattro thread che è possibile eseguire in simultanea beneficiano del fatto di avere tutto l’hardware del core dedicato a loro, cosa che invece non sarebbe stata possibile se i quattro thread fossero stati ottenuti utilizzando due core fisici e la tecnologia SMT.
Un’architettura Zen
Zen è un’architettura costruita dalle fondamenta e che in questi primi cinque mesi di vita sul mercato ha avuto un effettivo impatto sulle vendite e soprattutto sull’immagine di Amd come produttore di processori ad alte prestazioni.
L’obiettivo principale dei progettisti è stato quello di incrementare le prestazioni del singolo core facendo leva su tutte le soluzioni tecniche e tecnologiche disponibili oggi. L’architettura è realizzata sfruttando il processo produttivo FinFET a 14 nanometri e rispetto alle soluzioni passate sviluppate da Amd è in grado di offrire una maggiore efficienza energetica e un valore IPC (Instruction per Clock) significativamente superiore. Con Zen è stato abbandonato l’approccio CMT (Clustered Multi-Thread) utilizzato con l’architettura Bulldozer in favore della tecnologia SMT (Simultaneous Multi-Threading); questa permette a ogni core di eseguire due thread in simultanea a come avviene, in modo simile, con la tecnologia Hyper-Threading di Intel.
Uno dei punti in cui si nota il cambio di rotta dei progettisti Amd è stata la scelta di abbandonare il design del core con due unità per gli interi affiancate da una in virgola mobile di tipo condiviso, per tornare ad un approccio con una unità per gli interi e una in virgola mobile affiancate. Questo ha contribuito a risolvere il problema del deficit ti prestazioni dell’architettura Bulldozer con quelle applicazioni fortemente dipendenti dall’unità in virgola mobile.
A tutto ciò si aggiunge il nuovo sistema di gestione della cache di primo livello (L1): Zen utilizza un sistema di tipo write-back e non più di tipo write-through. Il meccanismo write-back prevede l’aggiornamento dei dati solo all’interno della cache e la scrittura in memoria solo quando necessario; tutto ciò permette di ottenere una latenza di accesso minore e una maggiore disponibilità di banda passante.
Le cache L1 e L2 hanno, sulla carta, prestazioni fino a due volte superiori a quelle delll’architettura Bulldozer, mentre la cache di terzo livello (L3) ha prestazioni fino a cinque volte più veloci. Tutti i processori della serie Ryzen 7 dispongono di un totale di 8 core fisici e sono in grado di eseguire fino a 16 thread in simultanea. Ogni core dispone di una cache di primo livello (L1) e di una cache di secondo livello (L2) ampia 512 Kbyte. Nell’architettura impiegata per i processori Ryzen 7, come si vede nell’immagine sottostante, i core sono assemblati in gruppi di quattro e ciascun gruppo è collegato a una cache di terzo livello (L3) da 8 Mbyte. Nel complesso l’architettura Ryzen 7 dispone quindi di 4 Mbye di L2 e di 16 Mbyte di L3, per un totale di 20 Mbyte di cache L2+L3.
I processori Ryzen 5 sono costruiti sulla base di quelli Ryzen 7 e offrono una combinazione differente di numero di core, quantitativo di cache e frequenze operative per poter intercettare il più ampio spettro di esigenze degli utenti sia in termini di budget sia in termini di prestazioni. I processori Ryzen 3 sono realizzati sulla base di quelli Ryzen 5 e i 4 core disponibili sono ottenuti disabilitando alcune delle unità di calcolo presenti all’interno dell’architettura nel suo complesso.
I processori Ryzen sono Cpu pure e non integrano un comparto grafico come le unità Apu prodotte da Amd o come i processori Intel per sistemi desktop standard. Il controller di memoria è integrato nel silicio del processore – supporta due canali con tecnologia Ddr4 con velocità massima pari a 2.666 MHz – così come il controller Pci Express 3.0 che fornisce un massimo di 16 linee.
Amd ha scelto un sistema di identificazione molto chiaro – almeno per il momento – per identificare le unità Ryzen. Il nome è composta dal brand principale (in questo caso Ryzen) seguito da un numero che identifica il segmento di appartenenza del processore: 7 per le unità di fascia alta, 5 per le unità di classe intermedia e 3 per quelle di classe mainstream. Si tratta di una nomenclatura che ricalca a grandi linee lo schema già adottato da Intel, ma non dovete mettere in relazione diretta i processori dei due produttori in base a questo numero. Ogni processore è poi identificato da un numero a quattro cifre: la prima identifica la generazione del processore, il secondo il livello di prestazioni all’interno della famiglia di appartenenza, mentre gli ultimi due serviranno per identificare eventuali revisioni successive dello stesso modello. Alla fine del nome è possibile trovare un suffisso (non è presente su tutti i modelli) che identifica alcune caratteristiche particolari del processore.
Prestazioni
Stiamo ancora ultimando le prove dei due modelli Ryzen 3 1300X e Ryzen 3 1200, ma i primi risultati che abbiamo raccolto sono davvero interessanti. Nei test di calcolo specifici come ad esempio quelli di rendering le due unità si posizionano in concorrenza con i processori Intel Core i7 7500 e Core i3 7350K; è difficile immaginare l’utilizzo reale di questa classe di processori con applicazioni di fascia professionale e incentrate molto sul calcolo intensivo e parallelo per portare a termine complesse operazioni di rendering. A tal proposito sono molto più interessanti i risultati che le unità Ryzen 3 hanno fatto segnare nei test che forniscono una fotografia generali delle prestazioni che è possibile attendersi da un desktop durante un utilizzo di produttività personale sia in ambito domestico sia aziendale. In questo caso i primi risultati che abbiamo raccolto mostrano come la piattaforma Amd Ryzen, anche quando equipaggiata con processori di classe economica come i Ryzen 3, è in grado destreggiarsi in modo abile e senza attardarsi troppo rispetto a configurazioni più carrozzate.
I processori Ryzen 3 si confermano quindi un ottimo investimento per chi vuole realizzare un desktop economico e corredato di tanta tecnologia, senza dover rimpiangere soluzioni decisamente più costose. L’unica accortezza prima di orientarsi su questi modelli è di valutare fino in fondo le caratteristiche del software che utilizzate: se vi servono più core pensate a un modello Ryzen 5 che al momento offre davvero il miglior rapporto tra prestazioni e prezzo all’interno dell’offerta Amd.
I risultati numerici saranno pubblicati non appena avremo ultimato i test e verificato tutti i valori raccolti durante le prove.