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Copia privata, equo compenso anche per smartwatch

Luca Colantuoni | 3 Luglio 2020

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Il Ministro Franceschini ha formato il decreto che aumenta il compenso per la copia privata, includendo nell’elenco anche smartwatch e fitness tracker.

A fine giugno, il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo Dario Franceschini ha firmato il decreto per la determinazione del compenso da pagare alla SIAE per aver il diritto di effettuare la copia privata delle opere protette dal diritto d’autore. Oltre alle rimodulazioni dovute ai cambiamenti tecnologici, il provvedimento introduce anche un “equo compenso” per smartwatch e altri dispositivi indossabili.

Copia privata nell’era dello streaming

L’equo compenso è la somma pagata dai produttori alla SIAE (in realtà viene pagata dai consumatori) per ogni “supporto, apparecchio o memoria” che permettono di effettuare la copia privata di video, audio o altri contenuti protetti dal diritto d’autore. In questo modo, l’utente non deve acquistare un altro originale. Nell’allegato tecnico del decreto sono elencate le nuove tariffe per ogni tipo di supporto e dispositivo.

Oltre ai “vecchi” CD, DVD e Blu-ray ci sono anche TV, decoder, memory card, hard disk, SSD, pen drive USB, computer, smartphone e tablet. Le new entry sono smartwatch, fitness tracker e altri indossabili in grado di registrare e riprodurre audio e video. Premesso che i contenuti sono spesso protetti da tecnologie anti-copia più o meno sofisticate e che molti utenti acquistano un hard disk solo per conservare le foto delle vacanze, la copia privata è ormai un concetto del passato, come evidenziano Confindustria digitale e Anitec-Assinform:

La copia privata non esiste più, resa obsoleta dallo streaming che è diventato di gran lunga la modalità prevalente con cui gli italiani usufruiscono legalmente di contenuti digitali.

Oggi la maggioranza dei consumatori utilizza i servizi streaming (Netflix, Amazon Prime Video, Disney+, Spotify e altri) per accedere ad un infinito catalogo di film, serie TV e brani musicali, sfruttando spesso la funzionalità che consente di visualizzare e riprodurre il contenuto su vari dispositivi.

Cesare Avenia, Presidente di Confindustria Digitale, ha dichiarato:

Alla fine il Ministro Franceschini, contraddicendo l’impegno da lui stesso assunto lo scorso 22 aprile in audizione alla Camera dei Deputati, ha firmato l’allegato tecnico con cui aumenta il prelievo sulle tecnologie digitali più utilizzate dalle persone, e che negli scorsi mesi di lockdown hanno consentito il lavoro a distanza, la prosecuzione delle attività didattiche e il mantenimento di relazioni sociali a milioni di cittadini.

Risulta chiaro che la visione ministeriale che ha guidato in questi anni il compenso per copia privata è stata quella di considerare i prodotti dell’innovazione tecnologica come mucche da mungere con balzelli sempre più ingiustificabili, invece che come opportunità per sviluppare in maniera innovativa le potenzialità di allargamento del mercato dell’industria della cultura, costruire nuovi modelli di business e di remunerazione.

E’ questa una logica estremamente miope e penalizzante che non solo non favorisce l’evoluzione del settore, ma va in controtendenza con le esigenze generali di trasformazione digitale, chiaramente emerse durante l’emergenza sanitaria e oggi al primo posto nell’agenda per il rilancio del Paese.