Netflix ha aperto la strada alla riduzione del bitrate per ridurre il traffico sulla Rete europea oberata dalle connessioni di chi si rivolge a Internet per passare il tempo della quarantena anti COVID-19, e ora anche gli altri principali operatori attivi nel mercato dello streaming multimediale si adeguano alle richieste provenienti dall’Europa.
Il regime di quarantena forzata in casa, adottato prima dall’Italia è ora replicato nel resto dei paesi europei e non solo, ha portato a un incremento significativo nell’uso della Rete con conseguente riduzione delle capacità messe a disposizione dagli ISP. La UE aveva chiesto agli operatori di dare una mano, e Netflix ha risposto per prima annunciando una riduzione del 25% nel bitrate delle sue trasmissioni.
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Per raggiungere la massima efficacia delle nuove misure di contenimento, però, era necessario coinvolgere anche gli altri player di settore. Cosa che sta puntualmente verificandosi in questi ultimi giorni: YouTube ha confermato una riduzione nella qualità delle trasmissioni ora limitate alla sola definizione “standard”, e anche Amazon (Prime Video) ha detto di essere al lavoro con ISP e autorità per mitigare la congestione di rete. Questo significherà ridurre il bitrate dello streaming sul territorio europeo.
Anche Disney+, il nuovo servizio di streaming on-demand della megacorporazione di Topolino in arrivo nella giornata di domani, ha detto di volersi conformare alle decisioni già prese dai concorrenti con una riduzione del bitrate del 25%. Non solo: dietro richiesta delle autorità francesi, Disney+ ritarderà il lancio del servizio nel paese al prossimo 7 aprile.
Un’ulteriore decisione arriva infine da Netflix, e riguarda le prime misure di “emergenza” prese nel tentativo di supportare un’industria multimediale in ambasce: buona parte delle produzioni televisive e cinematografiche sono state bloccate, e il colosso dello streaming ha pensato di stanziare 100 milioni di dollari come sostegno alla “comunità dei creativi” (attori, carpentieri, elettricisti, autisti ecc.) che ora non modo di guadagnare.