Dopo una prima fase di calo dovuta all’incertezza scatenata dalla proliferazione incontrollata del virus SARS-CoV-2, il mercato dell’hi-tech ha cominciato a crescere a ritmi sostenuti. Di conseguenza, i principali protagonisti del settore hanno incrementato il loro livello di ricchezza. Fino a raggiungere e superare i 10.000 miliardi di dollari complessivi.
Il COVID-19 ha in buona sostanza reso i ricchi dell’hi-tech enormemente, mostruosamente più ricchi di quanto siano mai stati in passato. Lo conferma uno studio di UBS Banca, colosso svizzero che ha analizzato la situazione patrimoniale di 2.000 miliardari sparsi in 43 mercati diversi – il 98% dell’intera ricchezza globale in mano ai super-ricchi – tra aprile e luglio 2020.
Due esempi piuttosto significativi, e potenzialmente pericolosi per la salute del fegato di una persona comune: Jeff Bezos, il già incredibilmente ricco CEO di Amazon, ha raggiunto una ricchezza personale di oltre 189,3 miliardi di dollari; Elon Musk, il sempre più discutibile fondatore di SpaceX e Tesla, vale ora più di 100 miliardi di dollari.
I super-ricchi sono diventati ultra-ricchi grazie al boom dei servizi tecnologici e all’aumento di richiesta di nuovi dispositivi informatici da parte dei clienti, ma anche (nota UBS) perché hanno investito ingenti risorse finanziarie acquistando quote azionarie quando il mercato era sceso ai suoi minimi termini.
Giocate in borsa a parte, il livello di ricchezza personale raggiunto dagli ultra-ricchi dell’hi-tech sta diventando un motivo di discussione assolutamente urgente in ambito politico. In Europa come negli USA, dove Bernie Sanders sta preparando la legge “Make Billionaires Pay Act” (una tassa del 60% sui soldi accumulati dai miliardari durante la pandemia di COVID-19). Anche il Congresso di Washington, dopo aver analizzato lo stato del mercato digitale, spinge ora per una forte regolamentazione antitrust contro le aziende che hanno accumulato troppo potere, e troppo in fretta.