E’ in corso una sperimentazione firmata Facebook che potrebbe danneggiare piccoli e grandi editori che utilizzano il suddetto social come strumento di traffico per il proprio sito.
E’ ormai noto che da giovedì scorso in 6 Paesi del mondo, tra cui Ski Lanka, Serbia e Slovacchia, è stato avviato un test che vede modificare l’andamento del normale “news feed”, eliminando da esso tutti i post provenienti da pagine quali giornali, blog, esistenti su Facebook eccetto quelli sponsorizzati. Cosa significa nello specifico? Finora in Italia è possibile trovare assieme ai post degli utenti anche contenuti che gratuitamente vengono pubblicati da pagine, con questa modifica sembra che sarà possibile soltanto attraverso un incentivo promozionale, in termini “facebookiani”, una sponsorizzazione.
Quindi, un feed principale che si concentra soltanto su annunci pubblicitari e contenuti degli amici per spostare tutti gli altri post in uno “spazio” secondario, ovviamente meno influente e visibile. Inoltre, è studiato che seppur in un lasso di tempo così breve, da giovedì a venerdì, l‘engagement delle pagine Facebook nei Paesi coinvolti è scivolato per due terzi rispetto ai giorni precedenti, così come la portata. A dar conferma di questo grave danno sono le statistiche fornite dal servizio CrowdTangle che conferma le teorie più accreditate: a portarne la peggio sono i siti che fanno affidamento sui social media, quindi di dimensioni più piccola rispetto ai grandi colossi.
Vista la situazione attuale sono partiti, com’è consuetudine, dibattiti e critiche persino nei Paesi che non hanno ancora visto concretizzare questa modifica e non è mancata, puntuale e ben calibrata, la risposta di Facebook che ha cercato di mediare e spiegare il perché di questo cambiamento, come un bisogno sentito fortemente dagli utenti: “Noi lavoriamo sempre per collegare le persone con i post che trovano più significativi. Gli utenti ci hanno detto che vogliono un modo più semplice per visualizzare i post di amici e familiari, quindi stiamo testando due feed separati, uno come spazio dedicato ai post degli amici e un altro come spazio dedicato ai post delle pagine”.
Sarà pur credibile ma gli analisti del sistema restano scettici e affermano che questo è uno schema tipico adottato diverse volte; giocare d’anticipo e poi attaccare. Lasciando abituare l’utente ad una grande portata organica verso un certo tipo di contenuti per poi cambiare le carte in tavola facendo pagare per raggiungere quelli senza cui, le pagine, non potrebbero esistere: il “pubblico” o i followers. Stavolta, però, si parla di un conseguenze considerevoli. Le acque in cui naviga Facebook non sono delle più calme sebbene Zuckerberg sia un abile comandante. Ergo, non ci resta che attendere.